Favor Debitoris: un Ddl a favore delle famiglie impoverite e indebitate

Il contratto di governo al punto 5 recita: “intendiamo sopprimere le norme che consentono di poter agire nei confronti dei cittadini debitori senza la preventiva autorizzazione dell’autorità giudiziaria”. Se questa intenzione si trasforma in realtà si realizzerebbe una forte riduzione dell’attuale massacro indiscriminato delle famiglie impoverite ed indebitate.

Di fronte alla prospettiva di vedere ridotti i loro utili annui dal 25% al 15% i fondi avvoltoio hanno già iniziato ad alzare il fuoco di sbarramento cercando di confondere le idee https://it.reuters.com/article/businessNews/idITKCN1IJ1JX-OITBS.

In accordo con Sergio Bramini gli avvocati Riccio, Pagano, l’imprenditore Pastore hanno sviluppato e pubblicato sulla pagina di Favor Debitoris una bozza di proposte per sostanziare le ottime intenzioni esposte al punto 5 e non dare spazio allo storytelling che i fondi avvoltoio stanno già diffondendo.

PER UN DISEGNO DI LEGGE BRAMINI. A DIFESA DEI DEBITORI IMPOVERITI.

Il caso Bramini, balzato alle cronache dei quotidiani nazionali e capace anche di polarizzare l’interesse della classe  politica oggi  impegnata  per  la  formazione  del nuovo  governo,  impone  fondamentali  considerazioni, foriere certamente di proposte che possano costituire la traccia di un disegno di legge.

Bramini infatti è stato dichiarato fallito, pur vantando nei confronti dello Stato, delle Regioni dei Comuni ed aziende a prevalente capitale pubblico credito per oltre 4 milioni di euro.

Perché  è  una  persona  perbene  ed  un  sano  imprenditore  ha  chiesto  ed  ottenuto  mutui  dalle  banche  che ovviamente hanno accesso ipoteca sulla sua abitazione.

Non è riuscito a rientrare delle sue esposizioni ed ha subito l’espropriazione immobiliare dei suoi cespiti sino allo sfratto coattivo il giorno 18 maggio, nonostante che abbiano espresso la loro solidarietà sia Di Maio che Salvini, recatisi a casa sua, definitivamente sloggiata.

Il contratto tra la Lega ed il Movimento 5 Stelle al punto 5 dedica un passaggio decisivo e dirimente  per il recupero dei crediti di cui sono titolari le banche: “intendiamo sopprimere le norme che consentono di poter agire nei confronti dei cittadini debitori senza la preventiva autorizzazione dell’autorità giudiziaria”.

Bisogna  dare  un  contenuto  fattivo  a  questo  principio  e  contemporaneamente  indicare  una  traccia  di  un disegno di legge che dovrebbe portare il nome di Sergio Bramini, capro espiatorio di un’ingiustizia di Stato.

Si deve articolare in pochi e salienti punti:

1 – Tutte le società o gli imprenditori che hanno crediti nei confronti dello Stato dei Comuni e delle Regioni o di enti a partecipazione pubblica non possono essere dichiarate fallite.

2 – Sia le società che gli imprenditori i loro garanti e fideiussori che risultano in uno stato di insolvenza per non aver potuto riscuotere crediti nei confronti dello Stato dei Comuni e delle Regioni o di enti a partecipazione pubblica, non possono subire pignoramenti o altri rimedi esecutivi o cautelari.

3 – Il ricorso al sovraindebitamento di cui alla legge 3/2012 come avviene per le procedure concordatarie deve avere effetto sospensivo e si deve disporre che dal momento del suo deposito i creditori per titolo o causa anteriore non possono, sotto pena di nullità, iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari sul patrimonio del debitore. Questo significa che le azioni esecutive non possono essere iniziate e quelle in corso hanno un immediato arresto.

4 – Deve essere ritirato il decreto banca (legge del 30 giugno 2016 n. 119) che ha conferito uno strapotere al creditore esecutante, che di solito si identifica con gli istituti di credito.

5 – Infatti va completamente rivisto l’art. 560 cpc che oggi conferisce al custode giudiziario poteri ancora più incisivi dell’ufficiale giudiziario. Si deve statuire, con adeguato spirito riformatore, che l’esecutato non può essere   sloggiato   fino   al   momento   in   cui   non   sia   notificato   il   decreto   di   trasferimento   da   parte dell’aggiudicatario.

6 – Deve essere riformato altresì l’art. 591 cpc che consente il ribasso di un quarto del valore della stima del bene sottoposto ad esecuzione forzata. In questo caso, per evitare che il valore del bene si svilisca e che il medesimo sia venduto coattivamente a prezzo irrisorio senza che siano tacitati i creditori ipotecari e senza che lo  stesso  debitore  sia  liberato  di  tutte  le  sue  pendenze,  bisogna  obbligare  i  Magistrati  del  processo esecutivo ed i notai delegati a sospendere la vendita o a riproporla a prezzo di mercato, in aderenza a quanto già disciplinato dal codice di rito all’art. 586 cpc.

7 – Bisogna impedire che sia immediatamente azionato il pignoramento immobiliare nei confronti di debitori che diano fondata dimostrazione che la loro insolvenza ed inadempimento, sia dipesa dalla perdita di posto di lavoro o da circostanze (si pensi ad un’improvvisa malattia ad un incendio ect.) ad essi non imputabili e così incisive da non consentire più una percezione di reddito.

Sono  questi  i  capisaldi  di  un  disegno  di  legge  che  dovrà  portare  il  nome  di  Sergio  Bramini,  affinchè  il  suo sacrificio non sia stato vano.

Come lui in Italia ci sono altre 500 mila famiglie nelle stesse condizioni che attendono giustizia.

(OPi – 21.5.2018)