Ci sono “preoccupazioni” tra i leader Ue riuniti a Sofia sull’Italia. Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni, parlando dalla capitale bulgara e spiegando: “Non c’è preoccupazione per il colore politico del governo, qui c’è un ventaglio di posizioni politiche che va bene per tutti i gusti, c’è attenzione perché scelte fondamentali sulle alleanze, la tenuta dei conti e l’efficacia delle politiche migratorie possano essere messe in discussione“.
“Io capisco le preoccupazioni dei colleghi europei ma non è il mio problema, ognuno difende il proprio Paese e ognuno ha la sua idea del progetto comune europeo “, ha spiegato il presidente del Consiglio.
“Penso che tuttavia non sia un caso che le preoccupazioni che io sento coincidano con quelle di molti leader europei su tre grandi cose: l’atteggiamento sulle grandi scelte internazionali sempre condivise dall’Europa al di là del colore politico dei governi, da Orban e Tsipras; i rischi connessi alle politiche a debito; il rischio di mettere in discussione i risultati che sono vissuti qui come grandi successi sulle politiche migratorie“.
“Se si uscisse da questo percorso, se si andasse fuori strada, a essere danneggiati non sarebbero gli euroburocrati ma i cittadini italiani”, ha detto ancora il premier. “Io non faccio il sindacalista degli euroburocrati, ma dico, attenzione, perché c’è un percorso, un risultato, una solidità, ci sono molte cose da fare, ma tutto si può fare tranne che buttare all’aria questo percorso, a pagare sarebbero i cittadini italiani”, ha spiegato il premier.
“Pensare a politiche di debito, riprendere una linea di deficit – continua Gentiloni -, fare promesse elettorali e post elettorali improbabili e mirabolanti può non tanto indispettire qualcuno a Bruxelles ma creare problemi al Paese”.
“Questo non produrrebbe conseguenze come nel 2010 o il 2011, gli scenari sono diversi – ha spiegato -. Ma attenzione, perché il patrimonio accumulato dall’Italia negli ultimi 5 o 6 anni non è dei governi che si sono succeduti ma dei sacrifici e dei successi della famiglie, delle imprese, degli italiani. Mandarli all’aria non sarebbe un danno al sottoscritto, a Renzi, a Letta, a Monti ma allo sforzo collettivo fatto da una nazione”. ADNKRONOS