di Giuseppe Farina
“Papà, mentre ero in biblioteca quello là dell’altra volta mi ha toccato di nuovo il sedere come l’altra settimana, cosa debbo fare? ”
E’ iniziata così la disavventura di mia figlia e un’altra ragazzina molestate nella biblioteca comunale e dopo le denunce penali e la mia pubblica denuncia sui giornali sono anche personalmente tornato più volte in biblioteca per controllare se effettivamente le ragazze fossero al sicuro e se questo ragazzo, sedicente rifugiato, fosse stato allontanato come dovuto e necessario.
In diverse persone mi hanno fermato per strada per sapere com’era finita la vicenda e mi pare giusto darne conto.
Invero il soggetto in questione, oramai aduso a violare ogni regola senza conseguenze concrete, dopo l’accaduto e malgrado le denunce, si era ripresentato più volte in biblioteca e così allontanato ripetutamente dalle forze dell’ordine, chiamate dal personale della stessa, le quali al fine gli hanno notificato un provvedimento di inibizione definitiva dall’accedere alla biblioteca.
Non pago costui ci ha riprovato ancora, tant’è che alcune mattine fa l’ho incontrato davanti alla porta della biblioteca ove voleva accedere: da libero cittadino mi sono posto davanti al suo naso e gli ho detto che lì non poteva più entrare per quello che aveva fatto, sicché ha girato i tacchi e se ne è andato: da allora non s’è rivisto.
Per non aver fatto nulla se non il normale dovere di cittadino ho ricevuto i ringraziamenti di più persone e anche di alcune “oramai ingessate” in un subire rinunciatario: persone che si sono semplicemente rese conto che la “macchina” può funzionare se ciascuno fa la sua parte, senza timori e facendo valere le regole di controllo sociale su cui si deve fondare necessariamente la nostra oramai troppo ammorbata società.
Questo, almeno parzialmente, positivo fine della vicenda, che purtroppo non ho avuto modo di leggere sui mezzi di informazione, deve esse divulgato perché solo così facendo si può rimettere in moto quel giusto spirito di contrasto all’illecito, da chiunque sia commesso, che è stato anestetizzato.
Intanto “l’oblio giudiziario” seguirà il suo corso fino alla dimenticanza come tanti altri, ma poco importa.
Questa occasione di rimettere mano alla penna vuole essere, però, lo spunto per denunciare un altro fatto che sta portando all’esasperazione gli agricoltori e i residenti delle nostre campagne che oramai quotidianamente sono devastate da bande di criminali, spesso di notoria origine comunitaria dell’est, che scorrazzano nel nostro territorio impuniti e, anzi, nemmeno cercati. La criminalità organizzata anche locale devasta il nostro presente e il futuro dei nostri figli.
Ma vogliamo aspettare che le persone per bene debbano prendere in mano i forconi per farsi giustizia da soli?!
Basta stupida e autolesionista tolleranza, basta subire !
Ritengo che questi criminali stranieri, oltretutto, distruggano la reputazione di tutti i loro compatrioti onesti che vivono a Imola e personalmente ritengo che proprio questi ultimi debbano svolgere il loro dovere civico di controllo e denuncia, come noi e più di noi imolesi, perché qui vivono e lavorano e sono tenuti a voler bene alla nostra città.
C’è voluto un Commissario per mostrare capacità e attributi nel prendere veramente in mano e a cuore la precaria situazione della sicurezza imolese e noi dobbiamo sostenerlo, stimolarlo e coadiuvarlo con il coraggioso senso civico, mettendo da parte codardie e timori.
Personalmente ho mezzi scarsi, la mia faccia e il mio agire, ma forse non è niente di più di ciò che abbiamo tutti.