Emma Bonino: ‘Ora un tagliando alla legge sull’aborto’

“Ci dobbiamo svegliare: i diritti sono un processo, possono andare avanti e indietro. Vanno curati, nutriti, difesi, spinti”. A quarant’anni dall’approvazione della legge 194, Emma Bonino, in un’intervista all’Ansa, invita ancora a combattere.

“Se cambiare si può, tentare si deve”, ripete, oggi come allora. Quando, con l’obiettivo di denunciare una questione come quella dell’alto numero degli aborti clandestini dovuti alla legislazione che vigeva allora (il codice Rocco), arrivò a farsi arrestare. Il risultato di quelle battaglie e di quella disobbedienza civile, (la stessa con la quale i radicali hanno spinto anche alla legislazione sul biotestamento) fu una legge che – sottolinea la Bonino – “pure nei benefici aveva delle restrizioni legislative senza senso. Come quella per cui l’interruzione di gravidanza è reato se compiuta fuori dalle mura dell’ospedale”. “Ora – ragiona la senatrice – l’applicazione della legge ha delle cose buone e altre che vanno migliorate come la questione dell’obiezione di coscienza e anche dell’innovazione tecnologica“.

“Un tagliando – sottolinea – si fa persino alle auto, credo che dopo quarant’anni di applicazione andrebbe fatto anche a questa legge”. Quarant’anni, dunque. Nei quali le battaglie, delle donne, ma non solo, sono andate avanti. Allora, però, anche molti uomini erano in campo, da Loris Fortuna a Marco Pannella. “Continua ad esserci – dice Bonino – questo filone femminile, femminista del ‘facciamo da sole’. Va bene magari per iniziare ma allora degli uomini c’erano. Ed è giusto, anche oggi, chiamare alla responsabilità anche la loro categoria“.

E, poi, è il suo appello, non isolarsi. “Uno dei problemi dei movimenti per i diritti civili di oggi è che sono tutti molto isolati, molto difficilmente fanno rete su un obiettivo”. “Allora – dice la Bonino – ognuno guardava anche agli altri, tutti erano consapevoli e capaci di un senso di grande forza.
Ora ci sono pochissime manifestazioni in piazza. C’è un abbandono del corpo come strumento di lotta. Sono un po’ allibita quando penso che c’è chi ritiene di avere esaurito in un click il suo impegno”. Invece visto che, come ripete spesso l’ex ministro, “abbiamo avuto soltanto fortuna a nascere in un Paese mediamente ricco e con diritti avanzati, allora questo dono ricevuto che abbiamo tutti implica la necessità di restituire un po’ in termini di impegno”. L’appello è anche per le giovani ragazze di oggi: “Svegliatevi, anzi: svegliamoci!”.

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