L’indipendenza della banca centrale è incompatibile con la democrazia

 

Marco Zanni: “L’indipendenza della banca centrale è incompatibile con la democrazia”

Ieri in aula a Strasburgo, su iniziativa del gruppo ECR e dell’ottimo collega tedesco prof. Starbatty, si è dibattuto sui poteri della BCE, sulle sue prerogative e sul dogma dell’indipendenza della banca centrale. Ovviamente i rappresentanti dell’establishment hanno plaudito a Draghi e hanno difeso questo dogma anti-democratico. Io sono intervenuto a nome del mio gruppo, e nel poco tempo a disposizione ho cercato di smascherare questa criminale credenza che sta alla base della restaurazione liberista occorsa in Italia e in Europa a partire dalla fine degli anni ’70.

Il dogma della banca centrale indipendente è una delle più grandi truffe perpetrata dadll’establishment ai danni dei cittadini. Non solo è un concetto incompatibile con la democrazia sostanziale (perché mai dovremmo lasciare un potere così immenso nelle mani di burocrati non eletti da nessuno e al riparo dal processo elettorale, per perseguire tra l’altro un obiettivo fasullo e sensa senso come il folle contenimento dell’inflazione con uno strumento che ha poco a che fare con la dinamica dei prezzi?), ma è anche basato su un falso storico-scientifico. Ci hanno fatto credere che la politica monetaria non poteva più essere gestita dai politici, che volevano solo stampare moneta e finanziare a deficit le loro spese folli, ma doveva essere gestita da tecnici “al riparo dal processo elettorale” (Monti dixit), che essendo illuminati dal Divino, avrebbero contenuto l’inflazione semttendola di stamapre moneta a piacimento.

Questa è una grande truffa, perché la scienza e l’evidenza empirica (la BCE ha stampato migliaia di miliardi di euro e l’inflazione è rimasta al palo) hanno dimostrato che l’inflazione non dipende dalla moneta stampata, ma dalla domanda di beni, cioè dalla moneta spesa.

Quanto è costato questo scherzetto ai cittadini italiani? Con la separazione tra Bankitalia e Tesoro avvenuta nel 1981 il nostro debito pubblico è stato messo in mano ai mercati, i quali non sono un’entità astratta, ma operatori concreti che vogliono solo massimizzare il loro profitto; e caspita se lo hanno massimizzato!! Hanno incassato lauti interessi sottoscrivendo il debito pubblico italiano, che dal 1981 è schizzato in rapporto al PIL, proprio a causa dell’aumento vertiginoso della spesa a servizio del debito. Questi maggiori interessi li abbiamo pagati noi cittadini, vedendo spazzati via i diritti e le tutele che la Costituzione ci garantiva: da lì inizia l’austerità, con la compressione della spesa pubblica e con in seguito i record di avanzi primari di bilancio. E con Maastricht e l’Eurozona, dove l’indipendenza della BCE e il divieto di finanziamento monetario dei deficit sono sanciti a lettere di fuoco nei Trattati, la situazione è solo che peggiorata. Ricordate le letterine di Draghi e Trichet al Governo per dirgli quello che doveva fare? Ricordate la Grecia e l’Irlanda? Questi sono solo alcuni esempi.

Ecco perché quando parlo di uscita dall’euro, dico che si tratta di un mezzo e non di un fine, di condizione necessaria ma non sufficiente: perché anche se usciamo dall’euro senza ripristinare alcune tutele fondamentali, il destino non sarà migliore di ora. E la riforma principe sarà per forza l’abolizione del dogma della banca centrale indipendente e il ripristino della possibilità di finanziamento monetario per i deficit di bilancio.