“Dal biennio 2006/2007 al biennio 2015/2016, negli anni del blocco dei contratti pubblici, gli aumenti delle retribuzioni nel settore privato sono stati pari a 3,6 punti. Nello stesso periodo, i dipendenti del pubblico impiego e della scuola sono stati remunerati sempre con lo stesso stipendio, perdendo gradualmente oltre 8 punti. Salvo ritrovarsi, a seguito dell’accordo sul rinnovo del contratto definito nelle scorse settimane e ratificato dieci giorni fa, la miseria dello 0,36% di arretrati per il solo 2016”. E’ quanto si legge in una nota dell’Anief, che parla di “stipendi divorati dall’inflazione”.
“Avevamo piena ragione – si legge ancora – a lamentare la totale inadeguatezza degli aumenti previsti dal recente rinnovo contrattuale: la conferma giunge in queste ore dall’aggiornamento dell’Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, che ha raccolto i dati sulla base delle risultanze provenienti dal Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, tenendo conto delle retribuzioni medie pro-capite di comparto, distinte in retribuzione fissa e retribuzione accessoria”.
“I lavoratori pubblici e della scuola – continua la nota – sanno bene come stanno le cose ed è anche per questo motivo che il nostro giovane sindacato ha ottenuto un exploit di consensi in occasione del rinnovo delle Rsu di categoria, svolto a metà aprile: Anief nel suo programma aveva ricordato, anche nel programma sindacale ufficiale, la ridicolaggine degli arretrati corrisposti attraverso l’ultimo contratto, definito non a caso vergognoso. Soltanto di indennità di vacanza contrattuale, il personale avrebbe dovuto ricevere il 4%”.
“Né va meglio – prosegue la sigla sindacale – esaminando il gap relativo allo stipendio tabellare: tra il 2010 e il 2016, il personale della scuola ha perso ben 1.147 euro, incluso di accessorio, complessivamente 353 euro rispetto al 2012. Per tale ragione, consideriamo l’ultimo accordo illegittimo e lesivo della Costituzione. E per questi motivi, continueremo imperterriti la nostra lotta nei tribunali, al fine di recuperare almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre 2015”, conclude l’Anief. ADNKRONOS