GB: gli ospedali che uccidono malati ‘in modo dignitoso’ ricevono più finanziamenti

Sono 1.300 medici e hanno firmato una lettera per appoggiare la procedura denominata “Liverpool care pathway for the dying patient” (Lcp), che indica come accompagnare alla morte i malati in fin di vita. Le linee guida sono in uso in quasi tutti gli ospedali del Regno Unito e prevedono per i malati una terapia di sedativi che termina con la sospensione di idratazione e alimentazione. Per i medici, questo sarebbe il modo migliore di assicurare ai malati una «morte dignitosa». Sulla pratica però è stata aperta dal Parlamento inglese un’indagine ufficiale dal momento che il 6 per cento delle famiglie dei pazienti inseriti nel programma Lcp, come ad esempio Margareth, non sono state avvisate.

PIÙ NE UCCIDI, PIÙ GUADAGNI. Ora 1.300 medici si difendono dalle accuse e scrivono che «con il programma Lcp ci prendiamo cura dei pazienti, non acceleriamo la loro morte» e che «la decisione di cominciarlo è stata presa di comune accordo con i pazienti e le loro famiglie. Simili decisioni non dipenderanno mai da motivi economici ma dal riconoscimento che un paziente sta morendo e che ulteriori trattamenti medici sarebbero inutili». La lettera dei medici, però, non convince gli inglesi. Anche perché dalle prime indagini si è scoperto che gli ospedali che inserivano il maggior numero di pazienti nella lista Lcp ricevevano più finanziamenti pubblici. Un quarto dei letti d’ospedale nel Regno Unito è occupato da malati terminali e se venissero portati alla morte «in modo dignitoso» garantirebbero al sistema sanitario nazionale inglese un risparmio superiore al miliardo di sterline.

FAMIGLIE NON INFORMATE. La dignità con cui il programma Lcp permette ai malati terminali di morire, dunque, frutta un notevole risparmio. Il protocollo Lcp è stato inventato negli anni ’90 dal Centro oncologico Marie Curie per i malati terminali di cancro, negli anni successivi si è diffuso in tutti gli ospedali del Regno Unito. Ma in un terzo degli ospedali inglesi, i dottori e le infermiere informano solo una famiglia su due che il loro caro è stato inserito nel programma che li porterà a morire di fame e di sete. È per questo che il Parlamento inglese ha promosso l’inchiesta, perché, come dice Jeremy Hunt, segretario alla Sanità, «le famiglie hanno il diritto di partecipare a discussioni e decisioni che riguardano il loro fine vita». Un’affermazione all’apparenza scontata non è mai stata così importante.

Leone Grotti – 7 novembre 2012

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