Sana “è morta di infarto”. Giudice libera padre e fratello

“Dal Pakistan ci è stato detto che la vicenda è stata chiusa come morte per infarto e che il padre e il fratello di Sana Cheema sono tornati a casa”. Lo ha riferito un amico della 25enne di origini pakistane, residente fino ai mesi scorsi a Brescia e morta in patria dove la famiglia voleva farla sposare secondo un matrimonio combinato. “In Pakistan non c’è giustizia”, ha aggiunto.

“Tutti gli abitanti del villaggio dove viveva la famiglia di Sana sono convinti che i familiari siano innocenti” ha riferito l’amico della giovane, residente nello stesso quartiere a Brescia e in contatto con parenti che vivono nel distretto della famiglia di Sana in Pakistan.

“Il padre ci faceva vedere le fotografie di quelli che potevano essere i mariti della figlia. Andava in Pakistan per organizzarle il matrimonio”, racconta il proprietario di un negozio di frutta e verdura di Brescia. In Pakistan avrebbe fatto sposare la figlia. “Ma lei del matrimonio combinato non voleva saperne” dicono alcuni conoscenti al “Giornale di Brescia”. Dietro il no anche un altro uomo: qualcuno parla di un fidanzato, un connazionale di seconda generazione nato nel Bresciano.

“Sana se ne è andata dalla sera alla mattina”, dice chi l’ha vista crescere nel quartiere di Fiumicello Gestiva un’agenzia di pratiche automobilistiche nella via parallela a quella di casa dopo essere stata dipendente di una scuola guida per anni. Il negozio dove curava le pratiche sopratutto per connazionali è ora completamente vuoto e c’è un cartello d’affitto. “Ha detto che andava in Pakistan perché aveva ricevuto una telefonata importante – riferisce un vicino di casa -. Non ha spiegato molto, ma solo che aveva un biglietto di ritorno”.

La comunità pakistana di Brescia aspetta di avere certezze prima di esporsi. “L’hanno sgozzata”, riferiva un’amica. Nelle immagini del funerale, celebrato immediatamente dopo il decesso, il corpo della giovane è coperto e non si riescono a vedere le ferite.  tgcom24.mediaset.it