TORINO, 19 APR – “Io desidero solo vivere tranquillamente e onestamente, mantenendomi con il mio lavoro. Nella quotidianità mi comporto così. Le mie letture su internet non c’entrano nulla”.
Sono di questo tenore, secondo quanto si apprende, le bizzarre dichiarazioni rese oggi a Torino da Halili Ehlmadi, il ventitreenne arrestato il 28 marzo dalla polizia con l’accusa di terrorismo. L’occasione è stata l’udienza in cui il tribunale del riesame ha discusso il ricorso contro la misura cautelare in carcere presentato dal suo difensore, l’avvocato Enrico Bucci. Halili abita a Lanzo (Torino) insieme alla famiglia.
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28 marzo 2018 – Con l’accusa di partecipazione all’associazione terroristica dello Stato Islamico è stato arrestato dalla polizia un 23enne marocchino naturalizzato italiano, Elmahdi Halili. Con lui, sono finiti nella rete degli investigatori altri stranieri ed italiani convertiti all´islamismo, attivamente impegnati in una campagna di radicalizzazione e proselitismo condotta soprattutto sul web. L’operazione è stata svolta dalla polizia di Torino – con il supporto degli uffici di polizia di Milano, Napoli, Modena, Bergamo e Reggio Emilia – che ha eseguito un´ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del capoluogo piemontese e 13 perquisizioni domiciliari e personali nei confronti di appartenenti agli ambienti dell´estremismo islamico stanziati nel nord Italia.
L´indagine è stata svolta dalla DIGOS di Torino, con il supporto del Servizio per il Contrasto dell´Estremismo e del Terrorismo Esterno dell´UCIGOS.
L´inchiesta della polizia parte a fine 2015, quando il giovane era stato già oggetto di una sentenza di patteggiamento, emessa dal Tribunale di Torino alla pena di due anni di reclusione con sospensione condizionale per istigazione a delinquere con finalità di terrorismo, avendo redatto e pubblicato sul web alcuni documenti di esaltazione dello Stato Islamico.
Le successive attività di indagine avviate dai poliziotti della Digos hanno evidenziato un crescente percorso di radicalizzazione di Halili che, nonostante la sentenza, aveva intensificato la sua attività di proselitismo ed indottrinamento mediante il reperimento, la consultazione su diverse piattaforme multimediali e l´archiviazione di vario materiale di propaganda ed inneggiante al jihad prodotto dallo Stato Islamico.
Tra il materiale confluito nell’indagine ci sono diversi filmati riproducenti le gesta dei mujaheddin in Siria ed Iraq, le cruente esecuzioni operate nei confronti di civili e militari, le rivendicazioni o celebrazioni degli attentati di Parigi e Bruxelles, nonché gli infervorati sermoni di “predicatori dell´odio” del calibro di Anwar Al-Awlaki, conosciuto anche come “il Bin Laden di Internet”, considerati da Halili come dei veri e propri padri spirituali al pari del portavoce del Califfato Mohamed Al Adnani. Proprio in occasione della diffusione della notizia della morte di Al Adnani, l´uomo arrestato aveva creato e pubblicato su una piattaforma social ad accesso pubblico con tre playlist con i messaggi più famosi del defunto portavoce dello Stato Islamico, tra cui quello diffuso nel settembre 2014 che veicolava l´ordine dello Stato Islamico di scatenare la campagna del terrore in Europa che portò alle stragi compiute a partire dal gennaio 2015. (askanews)