di Antonio Amorosi
L’assessore all’Istruzione, Mobilità e Decoro urbano del Comune di Aosta, Andrea Paron, e il presidente e un funzionario della cooperativa sociale Leone Rosso, rispettivamente Cesare Marques e Michel Luboz, (quest’ultimo è anche presidente di Società servizi spa), sono imputati per turbativa d’asta e tentata turbativa d’asta dalla Procura della Repubblica.
Un’ipotesi di reato per l’assegnazione negli anni passati alla coop Leone Rosso, da parte del Comune, di servizi socio-assistenziali; la seconda ipotesi è relativa ad un bando per i servizi agli anziani, assegnato nel 2017 ad una seconda cooperativa sociale, la Kcs.
A carico dei due cooperatori (Marques e Luboz), per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio come per il politico, vengono però ipotizzati anche reati fiscali, gli stessi contestati dagli inquirenti al presidente e al direttore generale (Giancarlo Anghinolfi e Antonio Costantino) di una terza cooperativa, l’emiliana Pro.Ges di Parma.
La cooperativa emiliana era arrivata in Valle d’Aosta per gestire alcuni servizi.
L’indagine era stata avviata dal pm Pasquale Longarini su un presunto giro di false fatturazioni e fatture per operazioni inesistenti tra le società. Nel 2011 Leone Rosso aveva acquisito dalla coop Pro.Ges, rimasta come si legge sul sito della coop Leone Rosso “partner privilegiato”, la gestione di una serie di servizi della città di Aosta, dal mondo dell’infanzia a quello della disabilità. Le indagini sono attualmente coordinate dal pm Carlo Introvigne.
E’ da qualche anno che il quadro idilliaco da statuto speciale si è un pochino incrinato. Pochi sanno che la Valle d’Aosta ha 14.101 funzionari pubblici, cioè uno ogni nove valdostano, in tutto 128.298 abitanti. Come nei Paesi del vecchio socialismo reale. 2.821 sono dipendenti dell’ente regionale. E poi una pletora di società partecipate o controllate dal pubblico in cui si aggiungono altre migliaia di persone dipendenti. La Regione Lombardia a confronto, che di dipendenti ne ha circa 3000 e di abitanti 10 milioni, è una specie di deserto dei tartari per i dipendenti regionali.
Ma tutto procede sereno tra uno scandalo e l’altro, dai vitalizi milionari dei consiglieri regionali a quello che ha coinvolto la società controllata Cva, per l’acquisto milionario di turbine cinesi, o lo storico Casinò di San Vincent sempre sull’orlo del baratro.
La bella terra alpina fatta di paesaggi bellissimi e suggestivi non è neanche immune dagli insediamenti mafiosi. La presenza della ’ndrangheta “risulta da alcune intercettazioni”, ha riferito la commissione nazionale antimafia. In Valle d’Aosta era residente l’esponente Giuseppe Nirta, originario di San Luca in Aspromonte poi ucciso in Spagna.
Giuseppe Nirta è personaggio ben noto alla giustizia italiana. Con precedenti per traffico di droga e un coinvolgimento nell’operazione Minotauro, l’inchiesta condotta dai carabinieri sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta in Piemonte che portò a oltre 140 arresti. In affari con un imprenditore campano a capo di un caseificio valdostano è stato coinvolto in un’altra inchiesta che portò all’arresto dell’allora procuratore capo di Aosta Pasquale Longarini, colpevole secondo gli inquirenti milanesi di aver avvisato gli indagati.