Le trame del potere: mistificazione del voto degli italiani

Di Danilo Quinto

E’ in atto, sotto gli occhi di tutti, una colossale e vergognosa opera di mistificazione del voto degli italiani del 4 marzo. Chi è onesto intellettualmente, non può non ritenere che il solo vincitore politico delle elezioni sia stata la Lega di Matteo Salvini, che ha saputo con la sua leadership e con i contenuti del programma proposto, più che quadruplicare i consensi di un partito che era allo sbando. Gli ha dato una linea politica e l’ha fatto diventare un partito nazionale.

Ebbene, il primo dato da cui partire è che Silvio Berlusconi non riconosce Matteo Salvini leader della coalizione di centrodestra, che ha preso la maggioranza relativa dei voti e, in base al sistema elettorale, ha diritto non solo ad esprimere un suo candidato alla seconda carica dello Stato – il Presidente del Senato – ma anche e soprattutto a ricevere dal Presidente della Repubblica l’incarico di formare il nuovo Governo. Non può esistere, a mio avviso, discussione attorno al fatto che a ricoprire questi due ruoli debbano essere due rappresentanti della Lega.

Perché Berlusconi non opera pubblicamente questo riconoscimento? Perché non desiste dal suo disegno originario: quello di un accordo con Matteo Renzi, una riedizione del Patto del Nazareno, che non è stato mai rotto e per il quale nell’ultima legislatura sono stati al servizio Verdini e il suo gruppo, insieme ad Alfano ed al suo Movimento, che prima delle elezioni si è sciolto e i cui membri si sono candidati da una parte con la Lorenzin e dall’altra con Fitto e Cesa.

Per Berlusconi, Renzi è il suo successore. Per questo motivo non intende assolutamente mollarlo, ma imbancarlo in un governo di “scopo” o “presidenziale” – che sarebbe appunto la riedizione, riveduta e corretta, del Patto del Nazareno – che molti reclamano a gran voce. Renzi sa chi sta lavorando per lui. Perciò ora gli conviene dedicarsi al tennis e tacere. Un inciucio, una sciagura per il Paese, perché non si baserebbe su una condivisione di un programma politico, ma sulla conservazione del potere e degli assetti attuali, in vista di altre scadenze, le elezioni europee del prossimo anno, alle quali Berlusconi tiene a partecipare da candidato e – sullo sfondo – le elezioni del Presidente della Repubblica, previste nel 2022, che non è poi così lontano e che sempre Berlusconi vede come coronamento della sua carriera politica. Un’altra ragione è quella di porre un’ipoteca su un Governo amico, che preservi un buon rapporto con le sue aziende, che non tocchi il manifesto conflitto d’interessi, che per 25 anni – consenziente e complice la sinistra – non è stato toccato. Il problema di credersi eterni non è solo del cavaliere. E’ di molti di coloro che fanno politica.

Per garantire che questa vergogna del Governo di “scopo” si realizzi, si stanno adoperando e stanno tramando in molti e in più direzioni, soprattutto per scongiurare un accordo tra Salvini e il Movimento Cinque Stelle, che vada al di là delle elezioni dei Presidenti di Camera e Senato e si fondi su alcuni punti specifici di un programma politico comune. Un Governo per l’intera legislatura che affronti le urgenze del Paese, che sono: l’immigrazione incontrollata, il lavoro, la riduzione delle tasse, la povertà, la sicurezza, il rapporto con l’Unione europea, per un’Italia non più sottomessa, ma libera nella sua sovranità. L’intesa tra LEGA e M5S su questi temi – anche con le divergenze che pur vi sono – non sarebbe impossibile. E’ questo che si teme.

Per questa ragione, nelle ultime ore, si sono inventati che un accordo di tal fatta comprometterebbe il Governo delle Regioni dove il centrodestra è al potere. Una balla. Perché i piani politici sono totalmente diversi e se anche ci fossero conseguenze di un certo tipo se la Lega andasse al Governo da sola (e personalmente mi auguro anche con Fratelli d’Italia), si potrebbe votare di nuovo in quelle Regioni e vedere – come diceva una vecchia canzone – l’effetto che fa. Secondo me l’effetto sarebbe che almeno metà dei voti che ha preso Forza si sposterebbero sulla Lega.

Un’altra balla che viene divulgata è quella di non poter modificare l’attuale legge elettorale, inserendo il premio di maggioranza. Si può fare in una settimana. Sono d’accordo con Salvini. Andare al voto nei prossimi mesi, se Berlusconi e il PD volessero davvero ridursi a percentuali corrispondenti ai prefissi telefonici. Questa è l’arma da usare contro chi sta tentando in queste ore, in tutti i modi, di realizzare un accordo di Governo i cui protagonisti siano coloro che hanno perso le elezioni: Berlusconi e Renzi.

Dovremmo aspettarci, nei prossimi giorni, manovre di tutti i tipi in questa direzione, come l’iniziativa presa da Gaetano Quagliariello, che eletto in Noi con l’Italia – la cosiddetta quarta gamba del centrodestra – sta per passare, insieme ad altri, in Forza Italia, per rafforzare Berlusconi al Senato e consentirgli di superare il numero degli eletti della Lega.

Sono certo che Salvini – che anche al suo interno deve guardarsi dalla posizione assunta e dagli avvertimenti che gli giungono da Maroni – comprenda la situazione. Faccia, quindi, l’unica cosa ragionevole da fare, mettendo in luce chiaramente il disegno in atto. Se per far questo deve uscire dalla coalizione di centrodestra, non lo tema. Perché in questi anni è riuscito a dare vita ad un soggetto politico nuovo, con la forza delle idee e con la capacità di rappresentarle. Non è poco. Abbia fiducia nei milioni di persone che l’hanno votato.