Quando Roberto Casaleggio morì, il 12 aprile 2016, Mario Adinolfi, uno che di politica se ne intende, scrisse: «A me Casaleggio pare un tipo di un’intelligenza grandiosa». Aggiunse che gli ricordava Mosè, descrivendolo come un genio della politica. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – che ora si trova a fare i conti con un quadro politico ipotecato dal M5S – seguì più o meno lo stesso binario del leader del Popolo della Famiglia. Lo definì un «protagonista politico innovativo e appassionato». Per rendere un movimento politico democraticamente ingaggiabile, servono questo tipo di dichiarazioni.
E’ stato bene ingaggiato il M5S in questi anni, perché è servito al potere per incanalare e tenere a bada il dissenso. Del resto, che cosa può importare ai poteri forti se il fondatore di quel Movimento abbia predicato nella sua vita un mondo senza Dio? Casaleggio scriveva: «Dov’è l’uomo è Dio; è ovunque, è tutti, conosce tutto». Per il pensiero liquido, il mondo deve essere senza Dio e la concezione del fondatore del M5S si attaglia perfettamente a questo desiderio: «Ognuno ha la sua informazione, ha la sua verità», dice Casaleggio e, condividendola, quella verità, diventerà sentire comune, si trasformerà in una cosa sola, creando una ‘mente universale’». E’ la conoscenza collettiva la nuova politica. Casaleggio spiegò anche come questa nuova politica nascerà. Lo fece in un video del 2008, intitolato Gaia – The future of politics. «Nel 2020», disse, «ci sarà la Terza guerra mondiale, seguiranno catastrofi di tutti i tipi che ridurranno la popolazione mondiale a un miliardo di persone. Il petrolio non sarà più usato. Nel 2040 la democrazia vincerà perché la Rete trionferà: la Terra sarà divisa in comunità ambientaliste e ciascun uomo avrà la sua identità in un network sociale e mondiale chiamato Earthlink (se non sei in Earthlink non hai identità). Nel 2050 un brain trust, un’intelligenza sociale collettiva, permetterà di risolvere ogni problema e nel 2054 si svolgeranno le prime elezioni mondiali in rete che porteranno al potere un governo mondiale chiamato Gaia. Le organizzazioni segrete saranno proibite e ogni uomo potrà diventare il presidente e il controllore delle azioni del governo attraverso la rete. In Gaia i partiti politici, le ideologie, le religioni spariranno e l’uomo sarà l’unico proprietario del suo destino».
E’ mai possibile che un intero Paese, in 10 anni, si sia fatto ammaliare da queste idee? E’ mai possibile che il M5S abbia raccolto quasi il 33% dei voti su scala nazionale e che 1 meridionale su 2 l’abbia votato? E’ mai possibile che il Presidente di Confindustria, Sergio Marchionne, settori consistenti del Partito Democratico, insieme ai reduci comunisti di Liberi e Uguali, ampie fette dell’informazione televisiva e della carta stampata, vogliano affidare al M5S le sorti di questo Paese? E’ mai possibile che anche una parte della Chiesa possa essere d’accordo, senza considerare la complicità del M5S con l’approvazione di tutte le leggi contrarie alla legge di Dio approvate negli ultimi tempi (le unioni civili, il divorzio breve, le DAT) e senza contare l’eutanasia e la liberalizzazione delle droghe, che saranno presto varate?
Sì, in Italia tutto questo è possibile. Non solo in Italia. Negli ultimi 10 anni, l’élite economico-finanziaria mondiale, formata da qualche decina di persone, si è comportata in modo spregiudicato e spericolato, libera da vincoli di carattere etico. Per suoi interessi, ha generato una crisi economica che ha devastato la vita di qualche centinaia di milioni di persone e pochissimi si sono culturalmente e politicamente battuti sia per impedire che quella stessa élite operasse per governare la crisi, sia per smascherare la menzogna che ad arte è stata fatta circolare: le società non muoiono mai per le crisi economiche, che sono solo la conseguenza della totale mancanza di principi.
E’ il mondo senza Dio, immerso nel peccato originale e attanagliato alle sue miserie, che genera i peggiori disastri. Ed è sempre un mondo senza Dio che consente di abbindolare masse di meridionali con la proposta demagogica e populista del reddito di cittadinanza, rivolta ad un territorio che, dall’unità ad oggi, affonda, senza nessuna speranza, nella disorganizzazione sociale, nelle sue lamentele, nelle suoi piagnistei, nella sua perenne richiesta di assistenzialismo. Siamo una nazione nella quale convivono due entità. Una delle due entità, il Sud – e lo dico da meridionale – è inferiore al Nord per il reddito, per la produzione industriale e manifatturiera, per le infrastrutture, per i servizi, per la vita sociale, per l’istruzione, per l’educazione, per il decoro delle città, per l’amore per la bellezza. Solo chi mente può dire che sia solo responsabilità dell’inettitudine della sua classe dirigente, famelica nell’incassare risorse che regolarmente spreca e incapace di assumersi qualsivoglia responsabilità, neanche quella di utilizzare i miliardi di euro per lo sviluppo che sono a disposizione da parte dell’Unione europea. C’è una corresponsabilità di buona parte della cosiddetta società civile, che mostra la sua tiepidezza e la sua vigliaccheria e che convive con un assetto di potere dominato dalle organizzazioni criminali, l’unica cosa che i meridionali sono in grado di realizzare e che economicamente funziona, tanto che è stata esportata anche nel Nord. Buona parte di questa società civile è corrotta ed è complice della politica corrotta. L’antipolitica che ha cavalcato e che il sistema di potere ha fatto cavalcare al M5S è servita per occultare questo dato di fatto. Siamo un Paese corrotto ed è l’ammontare della corruzione – 160 miliardi di euro l’anno – che tiene a galla la nazione intera e spiega perché vi siano solo minimi segnali di protesta sociale, nonostante i 10 milioni e mezzo di persone che vivono in uno stato di povertà assoluta o relativa. Non è rassegnazione. E’ complicità nell’accettare tutto e nel raccattare quanto è possibile raccattare. Così si spiegano le file davanti ai CAF delle città meridionali per chiedere i moduli per il reddito di cittadinanza promesso da Di Maio, che il giorno dopo le elezioni ammette che ci vorranno degli anni per realizzarlo. Una bufala, quindi, proclamata ad arte.
In questo contesto, il Presidente della Repubblica si appella al senso di responsabilità. Quale responsabilità? Quella di creare un Governo che abbia al centro il partito di Gaia?
Il vero vincitore delle elezioni del 4 marzo è Matteo Salvini, che è l’unico in grado di opporsi politicamente, perché ha il coraggio di farlo, al disegno che sempre più si sta incardinando: quello di un Governo di larghe intese con il M5S, che per conquistare il potere potrebbe anche accettare un Premier esterno. C’era un solo programma di Governo chiaro e trasparente proposto ai cittadini il 4 marzo. Era quello della Lega, che intende offrire a questo Paese spazi di libertà per il lavoro, per dare una prospettiva di futuro ai giovani, costretti a centinaia di migliaia ad andare all’estero, per tutelare gli anziani che a milioni non si curano perché privi di risorse economiche e che sono stati massacrati dalla legge Fornero, per la sicurezza sociale, nelle strade e nelle case, per impedire l’islamizzazione del territorio e la sostituzione della popolazione italiana, per non consentire che siano approvate leggi contro la legge naturale, per porre a freno lo strapotere della burocrazia, per riformare seriamente la scuola italiana, di ogni ordine e grado, per dialogare con l’Europa dei mercanti e dei banchieri non in modo servile, ma affermando la sovranità e la dignità dell’Italia, per incardinare un ragionamento serio sull’eliminazione dell’euro, che ha prodotto in Italia milioni di famiglie povere.
Salvini, però – sono d’accordo con Vittorio Feltri, che l’ha scritto oggi – deve usare prudenza nei confronti del suo amico Berlusconi, che è pronto a tutto pur di conservare il suo ruolo di garante del centrodestra. Non si presti, quindi, ad intese per l’elezione dei Presidente di Camera e Senato. Continui la sua campagna elettorale, come se il voto non ci fosse stato. Lasci che il senso di responsabilità lo esercitino altri e se mai, come logica e buon senso vorrebbero, dovesse ricevere un incarico di Governo in prima battuta – magari per bruciarlo – parli subito al Paese, direttamente, senza mediazioni o timori di sorta. C’è ancora una parte del Paese che ascolta, che ragiona, formata da tante uomini e donne di buona volontà, che lavorano, che sono onesti, che amano questa nostra Patria, le sue radici cristiane, che leggono il Vangelo, che portano il Rosario in tasca, che sono con Dio, che non vivono e che non accettano di vivere senza Dio.