La “rossa” Emilia-Romagna perde il suo colore storico e si tinge di giallo-blu. Gli eredi del Pci, che hanno guidato praticamente tutti i comuni dal dopoguerra a oggi, mollano la presa per far spazio a Movimento 5 stelle e al centrodestra, con la Lega a far da traino, che dopo le elezioni politiche del 4 marzo diventa il primo partito in regione.
Quando sono state scrutinate oltre due terzi delle schede la fotografia è ormai nitida. Alla Camera – ma i dati del Senato sono speculari – la coalizione di centro destra si afferma con il 33,75% delle preferenze, con in testa la Lega Nord che totalizza il 20% e Forza Italia appena il 10% (FdI 3,3% e Noi con l’Italia lo 0,59%). Il Partito democratico, assieme alle liste che hanno formato la coalizione di centro sinistra, hanno raggiunto il risultato storico (in negativo) del 30,2% (nel 2013 avevano ottenuto il 37%), con il partito di Renzi fermo al 26%, +Europa della Bonino con il 2,9% delle preferenze, la lista Insieme – sponsorizzata dallo stesso Romano Prodi – lo 0,73% e Civica Popolare del ministro Lorenzin a 0,56%.
E’ il partito di Luigi Di Maio la “mina a grappolo” esplosa un po’ ovunque in una regione dove i grillini non erano mai riusciti a “fare il botto”, se si esclude della città di Parma “rubata” sei anni fa dal fuoriuscito Federico Pizzarotti. Qui, nella regione guidata dal governatore Stefano Bonaccini, i candidati Cinquestelle totalizzano il 27,7% delle preferenze superando appunto nettamente il Pd che non è più il primo partito. (askanews)