Dopo l’accordo Eu-Turchia e il blocco della “rotta balcanica”, in Bosnia-Erzegovina si registra un rapido aumento dei migranti illegali, fino al 600-700%, e si è aperta una nuova rotta che parte dalla Turchia e attraverso Grecia, Albania, Montenegro, Bosnia raggiunge la Croazia da dove prosegue verso l’Europa occidentale. Lo ha detto oggi, rispondendo a una interrogazione parlamentare, il ministro della sicurezza Dragan Mektic, citato dall’agenzia Fena. Dall’inizio dell’anno sono entrati in Bosnia 400 migranti illegali, la metà del numero totale raggiunto nell’intero 2017, ha detto Mektic, precisando che dopo il fermo del flusso di massa nel 2016, sono rimasti “imbottigliati” in Serbia 10.000 migranti: oggi sono 3.000, mentre gli altri sono andati altrove in vario modo.
Il grosso problema della Bosnia è che la Polizia di frontiera è sotto organico di 500 unità, ha detto Mektic. Inoltre, le autorità bosniache cercano di rimpatriare i migranti illegali, ma alcuni paesi, ha osservato, non rispettano gli accordi di riammissione e “non effettuano controlli efficaci: su quei confini si gira la testa dall’altra parte, sapendo che i migranti andranno oltre”. Mektic ha aggiunto di avere la sensazione che i migranti non siano sottoposti ad alcun controllo soprattutto al confine tra l’Albania e il Montenegro e che su quella frontiera si dovrebbe mettere in atto una sorta di monitoraggio internazionale. Il 49% di tutti i migranti proviene da tre paesi, Turchia, Kosovo e Algeria. Nonostante siano prevalentemente diretti in Europa occidentale, alcuni migranti chiedono asilo anche in Bosnia. Secondo le agenzie dell’Onu, l’anno scorso ci sono state 376 richieste d’asilo, ma il 43% dei richiedenti ha lasciato la Bosnia prima della fine dell’anno. (ANSAmed).