Era salito agli onori delle cronache svedesi e internazionali l’anno scorso per la sua denuncia su Facebook sull’aumento dei reati in Svezia dovuti all’esplosione del fenomeno migratorio nel paese. Peter Springare, il poliziotto svedese, verrà ora messo sotto inchiesta per le sue affermazioni su quello che in Svezia è tuttora considerato un argomento tabù.
La notizia è stata riportata dal quotidiano svedese Aftonbladet, che cita le dichiarazioni dell’ufficiale di polizia addetto alle comunicazioni esterne nella regione di Bergslagen, Mats Nylén, il quale ha annunciato la possibile apertura di un’indagine interna per verificare se la condotta di Springare non abbia arrecato danni all’immagine del corpo di polizia.
“Le sue dichiarazioni possono aver minato la fede pubblica nelle autorità”, dichiara Nylén, spinto apparentemente dalla necessità di preservare l’immagine di neutralità delle forze dell’ordine che seguono su questo la linea del politicamente corretto dell’esecutivo, ovvero quella di non dare rilevanza alle origini etniche di chi commette i reati in Svezia.
Springare invece ha voluto rivelare ai cittadini svedesi e alla comunità internazionale un problema che da tempo sta affliggendo la Svezia e sul quale sembra esserci una sorta di “congiura del silenzio”, preoccupata più a negare o nascondere un qualsiasi rapporto tra immigrazione e criminalità, e a screditare chiunque presenti evidenze in questo senso.
L’ufficiale di polizia svedese ora rischia di finire sotto inchiesta per le sue dichiarazioni rilasciate all’emittente locale TV4 dove affermò che “esistono svedesi responsabili di stupri di gruppo, ma non nello stesso numero di quanti ne esistono tra gli immigrati.”
Per Springare tale fenomeno ha assunto dimensioni del tutto inedite in Svezia, e le conseguenze di ciò sono da far risalire alle politiche migratorie degli ultimi 15 anni intraprese dalle varie amministrazioni governative che hanno deciso di non mettere particolari restrizioni alla possibilità di immigrare nel paese.
Dichiarazioni dello stesso tenore erano state fatte su Facebook l’anno precedente dal poliziotto svedese , quando espresse tutta la sua frustrazione per una situazione fuori controllo. Springare all’epoca disse apertamente che la maggioranza dei reati durante la sua tipica settimana di lavoro viene commessa da persone che portano nomi islamici, provenienti in massima parte da Iraq, Iran, Turchia, Siria, Afghanistan e Somalia. “Tutto questo è riferito solo alla municipalità di Örebro e va avanti così dagli ultimi 10-15 anni”, aveva rivelato il poliziotto.
E’ stata questa situazione senza precedenti a spingere l’ufficiale di polizia ad informare il pubblico di una situazione che sta diventando ingestibile, se si pensa che interi quartieri della città svedesi sono in mano a bande armate di migranti che hanno il pieno controllo del territorio.
Non è stato dello stesso avviso evidentemente il dipartimento di polizia di Bergslagen che ora sta valutando la possibilità di mettere sotto inchiesta l’ufficiale per le sue dichiarazioni, e non sono mancate nei suoi confronti dure accuse di razzismo da parte del segretario generale della società di diritto svedese, Anne Ramberg, la quale lo ha accusato di essere venuto meno ai valori di riferimento dell’autorità di governo e di aver rilasciato dichiarazioni di tenore “quasi razzista”.
Springare ha respinto sempre decisamente queste accuse e ha rivendicato il suo diritto a parlare di un fenomeno che esiste nella società svedese, ma sul quale evidentemente non si può parlare pubblicamente, pena l’accusa di essere razzista.
A riprova di questo, è sufficiente ricordare quanto accaduto al sito Lexbase, dov’era pubblicato un database accessibile a chiunque sui processi giudiziari svedesi che riportava le origini etniche degli imputati. Il governo svedese recentemente ha deciso di chiudere il sito perchè, a suo dire, tali informazioni devono essere riservate agli addetti del settore, e non ad un pubblico più ampio.
In Svezia, quindi la preoccupazione delle autorità governative sembra più quella di perseguire chi denuncia il fenomeno degli stupri di gruppo commessi dagli immigrati, piuttosto che quella di reprimere questa esplosione di violenza senza precedenti nel paese.