di Aldo Grandi – – www.lagazzettadilucca.it
Abbiamo deciso di pubblicare il video che ritrae l’aggressione dei cosiddetti antifascisti e antirazzisti di Piacenza e non solo, nei confronti del povero sottufficiale inciampato e caduto mentre, con pochi colleghi, era costretto a rappresentare lo stato che, clamorosamente, indietreggiava fino a fuggire davanti alla bieca violenza di un branco di bastardi. Lo abbiamo scelto come testimonianza epica di un’epoca, questa del cosiddetto PUD (Pensiero Unico Dominante) in cui la parola non conta per il suo significato reale e manifesto, ma per un altro dizionario improntato al politicamente corretto. Dieci carabinieri mandati al massacro e costretti a darsela a gambe inseguiti e pestati da decine di antagonisti che sanno di poter contare sull’appoggio dei mass media leccaculo del sistema – ossia, quasi tutti – e che con la scusa dell’antifascismo e dell’antirazzismo, vogliono riportare il Paese ad un clima come quello degli anni di piombo.
Signor giudice le stelle sono chiare per chi le vuol vedere magari stando al mare recita una canzone di Roberto Vecchioni e in questo caso le stelle pardon le cose sono di una limpidezza cristallina: lo stato, questo stato sfasciato, questo stato senza – senza storia, senza memoria, senza passato, senza presente, senza futuro, senza spessore, senza dignità, senza coraggio, senza passione, senza responsabilità senza vergogna – è alla berlina ogni giorno di chi uccide, spaccia, stupra, truffa, rapina, ruba e a difenderlo non c’è più nessuno poiché coloro che sono deputati a farlo in mezzo alla strada dove si combatte e si muore ogni giorno, le forze di polizia, sono sistematicamente abbandonate a se stesse, umiliate, bastonate, ridicolizzate.
La scena che il video riproduce è l’essenza stessa di ciò che, oggi, è questo stato. Uno stato che non esiste più ammesso che sia mai esistitito e di ciò ne dubitiamo, uno stato che se ne frega di tutto per il semplice motivo che le sue componenti viaggiano ognuna per conto proprio senza un minimo di collegamento e di unità.
Il comandante provinciale dell’Arma di Lucca ci ha denunciato per alcuni articoli accusandoci di vilipendio delle forze armate e, nella fattispecie, dei carabinieri, ma se noi, che abbiamo sempre dato l’anima per difendere l’Arma, dobbiamo essere processati, coloro che hanno, letteralmente, pestato un militare mentre era a terra, loro, caro colonnello, che cosa meritano per quello che hanno fatto?
Noi ci mettiamo, per un attimo, nei panni di quei poveri carabinieri, simili a tanti burattini senza fili abbandonato sul palcoscenico del loro teatrino da un burattinaio che se ne è disfatto rifiutandosi di assumere le proprie responsabilità ossia fare in modo che l’umiliazione non venga esercitata e la dignità e il rispetto della divisa – e che divisa! – mantenuti e difesi a ogni costo.
Invece abbiamo assistito alla vergogna delle vergogne, alla fuga comprensibile di un pugno di uomini abbandonati come naufraghi in mezzo alla tempesta. E poi, a naufragio avvenuto, ecco che i vertici sempre pronti a starnazzare a feste e cerimonie, farsi avanti e visitare il drappello di uomini assalito dalla marmaglia rossa.
Noi non sappiamo come si sono sentiti e si sentiranno tutti coloro che hanno assistito alla genuflessione con tanto di pestaggio cui è stata sottoposta la Benemerita e, con essa, ogni residuo senso dello stato, ma sappiamo come ci siamo sentiti noi: male e mai come oggi malediciamo una classe politico-amministrativa vigliacca e senza onore che abbandona i suoi figli migliori per non compromettersi né urtare la suscettibilità di una sinistra improponibile e impossibile da votare.
https://youtu.be/sPJ6r9ZSe50