A dicembre a Brescia è stata approvata la delibera comunale che prevede il diniego di autorizzazioni all’utilizzo di sale, spazi e aree pubbliche a organizzazioni e movimenti dichiaratamente neofascisti e razzisti. La decisione del Comune lombardo è stata confermata dal Tar che ha respinto il ricorso di CasaPound: il movimento di destra riteneva che la delibera fosse lesiva della “libertà di opinione” e “espressione del pensiero”.
Da Pavia a Milano, passando per Genova, Pisa, Bologna e Torino: sono sempre di più le città in cui vigono dispositivi per togliere spazi a geuppi ritenuti ‘neofascisti’.
Il provvedimento, adottato da palazzo Loggia e confermato dal Tar, è identico a quello che decine di Comuni hanno già approvato per arginare l’avanzata dei movimenti di estrema destra. Chi fa richiesta di spazi pubblici deve dichiarare la propria estraneità al “fascismo, razzismo, antisemitismo e omofobia” e firmare un documento con il quale “si riconosce nei principi antifascisti della Costituzione”.
Dopo la delibera è arrivato il ricorso al Tar, poi respinto, di CasaPound, bocciato in fase cautelare giudicando “legittima” e “in linea con i principi democratici costituzionali” la decisione dell’amministrazione della città di Brescia. (tgcom24.mediaset.it)