E’ giallo sulla procedura che ha portato all’assegnazione dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, ad Amsterdam anziché a Milano. L’ufficializzazione al Consiglio dei 27 ministri degli Affari generali avvenne il 20 novembre, ma ora emerge che non esistono prove documentali per garantire ai cittadini europei la regolarità e l’assenza di errori. Le schede dei tre voti dei ministri, infatti, sono state contate in segreto e poi subito bruciate.
I dubbi sullo spoglio – Come riporta Il Corriere, secondo quanto riferito da alcuni ministri e ambasciatori presenti, lo spoglio delle schede è stato eseguito esclusivamente dal segretario generale del Consiglio, il danese Jeppe Tranholm-Mikkelsen. Lo stesso che, insieme al suo omologo della Commissione europea, l’olandese Alexander Italianer, aveva accolto e gestito la richiesta del governo dell’Aia di tenere segreta la parte della documentazione per la candidatura di Amsterdam. Verosimilmente per non far emergere l’impossibilità di avere pronti gli edifici per l’Ema al momento del trasferimento della sede da Londra a fine marzo 2019 per la Brexit.
Il ballottaggio tra Milano e Amsterdam – E anche nel ballottaggio finale, quando dalle 19 candidatura erano rimaste in corsa solo Amsterdam e Milano, Tranholm avrebbe contato i voti da solo (in un’altra stanza) con l’unico controllo di garanzia del collega capo del servizio legale del Consiglio, il francese Hubert Legal.
La pausa saltata prima del sorteggio – Inoltre, prima di effettuare il sorteggio finale tra le due città che al ballottaggio avevano ottenuto lo stesso numero di voti, era prevista una pausa di 30 minuti, con la possibilità di concordare modalità di garanzia o controllare le due palline, ma fu inspiegabilmente eliminata. E i rappresentati di Olanda e Italia non vennero neppure chiamati ad assistere da vicino all’estrazione a sorte. Soprattutto si decise di coprire tutto con la massima riservatezza, perfino il tipo di sorteggio non venne reso noto e non fu stilato alcun verbale. (tgcom24.mediaset.it)