Blitz contro la ‘ndrangheta, le mani delle cosche anche sulla gestione dei migranti

https://youtu.be/fTQ3aZwyb6g

Non bastava il carcere a fermare il vecchio boss eragostolano Giuseppe Farao, 71 anni, patriarca del clan Farao-Marincola. Secondo i magistrati della Dda di Catanzaro ed i Carabinieri, era lui a dettare le direttive alla cosca, colpita oggi dall’operazione “Stige” con 169 arresti. Il potere del boss era radicato del Crotonese, in particolare nell’area di Ciro‘, Ciro’ Marina e comuni circostanti, dove operavano due ‘ndrine satelliti: quella di Casabona (Kr), facente capo a Francesco Tallarico, e quella di Strongoli (Kr), facente capo alla famiglia “Giglio”.

Le proiezioni del clan arrivavano nelle regioni del Nord Italia e della Germania, dove venivano gestite attività commerciali e imprenditoriali, frutto di riciclaggio e reimpiego dei capitali illecitamente accumulati. Il controllo mafioso del territorio era stato demandato ad una serie di “reggenti”, fedelissimi del capo cosca.

La cosca di ‘ndrangheta Farao-Marincola, grazie alla collusioni di alcuni amministratori pubblici, era riuscita ad infiltrarsi anche nell’accoglienza ai migranti. In particolare, secondo quanto emerso dall’operazione Stige, un immobile adibito a centro accoglienza profughi a Cirò Marina sarebbe stato riconducibile alla cosca. La struttura era gestita da una serie di cooperative compiacenti, i cui rappresentanti, per l’accusa, fungevano da collegamento con gli enti pubblici per ottenere finanziamenti e autorizzazioni. Il sodalizio criminale otteneva così, sostanzialmente in esclusiva per le proprie ditte, la fornitura di beni e servizi ai migranti, accrescendo ulteriormente i propri introiti grazie anche al sistematico ricorso a fatturazioni gonfiate. www.rainews.it