MADRID, 8 GEN – E’ emergenza nel centro di detenzione temporanea di migranti a Melilla, dopo l”assalto’ di massa di almeno 300 persone di origini sub-sahariane alla frontiera dell’enclave spagnola in Marocco, conclusosi con il passaggio di oltre 200 clandestini in territorio iberico.
Secondo fonti della prefettura locale, nell’assalto alla doppia barriera di protezione frontaliera, avvenuto sabato nella zona al nord della città autonoma, nota come Pinos di Rostrogordo, almeno 209 migranti sono riusciti a passare la frontiera e si sono registrati 5 feriti, fra i quali un agente della Guardia Civil, aggredito con un rampone. In un primo momento, le forze di sicurezza spagnole e marocchine sono riuscite a respingere l’assalto in massa, ma poi “la violenza e l’ingente numero di migranti hanno impedito di contenerlo”, secondo quanto ha spiegato il delegato del governo Abdelmalik El Barkani, citato dai media. Dei 209 migranti entrati nella città autonoma, quattro sono stati trasferiti all’ospedale locale per lesioni traumatiche definite “non gravi”; mentre l’agente ferito registra “una prognosi peggiore”.
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Dopo aver percorso alcuni quartieri di Melilla al grido di “bossa, bossa!!”, ovvero libertà e vittoria, i migranti sub-sahariani sono stati trasferiti al Centro di soggiorno temporaneo di Melilla, saturo per il superaffollamento. Da mesi Melilla non registrava un arrivo così numeroso di migranti, sebbene la pressione migratoria sulla linea frontaliera della città autonoma sia costante dall’inizio dell’anno. Nel trasmettere il proprio sostegno alle forze di sicurezza, El Balkani ha sottolineato che “questo tipo di immigrazione irregolare, con la forza e in maniera violenta attraverso la linea frontaliera non aperta al transito regolare di persone non è ammissibile” ed evidenzia “la necessità di una politica comune di immigrazione da parte dell’Unione Europea”. Al 17 dicembre 2017, data delle ultime statistiche diffuse dal ministero spagnolo degli interni, sono stati 4.630 i migranti giunti illegalmente a Melilla, pari a circa il 24% in più che nel 2016. (ANSAmed).