Emilia-Romagna, obbligo di vaccini per i medici e infermieri: chi rifiuta sarà trasferito

La Regione Emilia-Romagna ha messo nero su bianco la sua proposta per dire ai medici e agli infermieri degli ospedali: o vi vaccinate contro il morbillo, la rosolia e la varicella oppure in certi reparti – quelli definiti “ad alto rischio”, dal pronto soccorso all’oncologia – non potete lavorare.

Non verrebbero licenziati, i ribelli della puntura, ma “spostati a mansioni equivalenti o inferiori“. Va bene, anche se avvenisse il secondo caso (che tutti si augurano sia una rarità), lo stipendio sarebbe uguale a prima. Però è proprio sugli effetti di questa proposta che si corre il rischio di accapigliarsi.

L’assessore alla Sanità Sergio Venturi punta lo sguardo sui medici e gli infermieri. La proposta che gira sulle caselle mail dei sindacati s’intitola “Accordo in merito alla prevenzione del rischio biologico in ambiente sanitario”. Spiegata un po’ meglio: la proposta individua “delle aree sanitarie ad alto rischio” sia per gli operatori sanitari sia per i pazienti. Si tratta dei reparti di oncologia, ematologia, trapianti, neonatologia, ostetricia, pediatria, malattie infettive, pronto soccorso e rianimazione. Bisogna “prevedere che in queste aree possano svolgere la loro attività solo gli operatori che risultano portatori di immunità diretta o indiretta nei confronti di morbillo, parotite, rosolia e varicella, in quanto malattie prevenibili da vaccino“.  (bologna.repubblica.it)

Gli ospedali dovranno individuare le persone “da non adibire ad assistenza diretta” in questi reparti a rischio. Chi non è vaccinato potrà essere spostato temporaneamente (finché non lo fa) oppure del tutto trasferito: “È prevista la possibilità di adibire il lavoratore, ove possibile, a mansioni equivalenti o, in difetto, a mansioni inferiori, garantendo il trattamento corrispondente alle mansioni di provenienza”.