Signor Mattarella,
mai, prima d’ora, avevo ascoltato un discorso tanto mediocre nella forma e nella sostanza:
non una parola su Milioni di Italiani che hanno celebrato le festività nell’indigenza totale;
non una parola sui Giovani costretti ad abbandonare il Paese;
non una parola sulla drammatica disoccupazione;
non una parola su una crisi economica epocale e sulla enormità del debito pubblico;
non una parola sul degrado della sicurezza del Territorio;
non una parola sulla vergognosa manifestazione antisemita autorizzata a Milano da un Prefetto ed un Questore che, in un Paese appena più civile, sarebbero stati già rimossi;
non una parola sull’esproprio in atto delle libertà garantite, a partire dal diritto confessionile sacrificato sull’altare della più lercia e pietistica solidarietà pro/islamica, tesa a mascherare l’affarismo contrabbandandolo per accoglienza;
non una parola sulla feccia che, impunita, è in libera circolazione;
non una parola né un impegno giusti a rassicurare gli Italiani a proposito della diffusa sperequazione sociale e dei grandi scandali che ci affliggono.
A parte un vago riferimento ai Connazionali morti nell’attentato di Barcellona, a Rigopiano, a Livorno e a Ischia, ha glissato sulle vittime del quotidiano: tante.
Troppe: quelle che non fanno notizia e che sono giustiziate prima dalla Criminalità e poi dalla Sua Magistratura, attraverso sentenze inique e distanti da ogni sorta di Garantismo e di Giustizia.
Ha taciuto sulle centinaia di suicidi; sulle decine di migliaia di aziende fallite; sui Pensionati ostaggio di una Sanità fatiscente; sul fallimento della Scuola, affidata ad un team di analfabeti; sull’isolamento internazionale di un’Italia che, dominata dall’asse franco/tedesco, si è svenduta e consegnata al ruolo di serva dei Poteri forti dell’Alta Finanza.
E ha taciuto sulle responsabilità di un Establishment che ha arrecato danni incalcolabili; che ha l’impudenza di sostenere di aver “lasciato un Paese migliore “ ; che ha fomentato contrapposizioni politiche e sociali; che ha portato il Paese alla fame ed alla disperazione degni di un immediato e interminabile dopoguerra.
Ha detto
“ … Penso ai diciottenni che voteranno…. … in questi mesi di un secolo fa, i ragazzi del ’99 – vennero mandati in guerra, nelle trincee. “Molti vi morirono. Oggi i nostri diciottenni vanno al voto, protagonisti della vita democratica. “
Siamo tutti in trincea, egregio Mattarella, e non si comprende di quale “vita democratica “ possano essere protagonisti Giovani espropriati della più elementare testimonianza di Democrazia: il diritto al Lavoro…
Mi creda: non abbiamo alcun bisogno di attestati di “vicinanza” né di “speranze”, ma di quelle certezze che non ha saputo indicarci.
Dunque: quale Buon Anno?