Più che un’omelia, quella di Papa Francesco alla Messa di Natale nella Basilica di San Pietro è sembrato un comizio politico. Non ha dubbi Antonio Socci che su Twitter ha commentato: “Non ci si può credere! È veramente ossessionato! Anche nell’omelia di questo Natale il comiziante persista obamiano invece di parlare di Gesù Cristo, parla dei migranti. Solo e sempre politica! Gli hanno ordinato di martellare su questo punto e lui da cinque anni bombarda quotidianamente”.
Pur di tirare in ballo il tema dell’immigrazione, Bergoglio incappa anche in alcuni errori nel citare il Vangelo: “Oltretutto colpisce l’ignoranza – ha aggiunto Socci – Qualcuno gli spieghi che Giuseppe stava portando la sua famiglia non in un Paese straniero per motivi economici, ma nel suo stesso Paese per il censimento, perché lui era originario di Betlemme. Quindi era a casa sua. E il versetto “non c’era posto per loro” si riferisce al fatto che nel caravanserraglio dove erano tutti non c’era un luogo appartato per partorire. Come si può distruggere così l’annuncio del Natale con un banale comizietto populista?”.
“Maria e Giuseppe si videro obbligati a partire”. È il monito di Papa Francesco durante l’omelia della messa della notte di Natale, celebrata nella basilica di San Pietro con centinaia tra cardinali, vescovi e sacerdoti. “Nei passi di Giuseppe e Maria si nascondono tanti passi. Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire – afferma il Pontefice – In molti casi questa partenza è carica di speranza, carica di futuro; in molti altri, questa partenza ha un nome solo: sopravvivenza. Sopravvivere agli Erode di turno che per imporre il loro potere e accrescere le loro ricchezze non hanno alcun problema a versare sangue innocente”.
Secondo Bergoglio, Giuseppe e Maria “dovettero lasciare la loro gente, la loro casa, la loro terra e mettersi in cammino per essere censiti. Un tragitto per niente comodo né facile per una giovane coppia che stava per avere un bambino: si trovavano costretti a lasciare la loro terra – insiste il pontefice – Nel cuore erano pieni di speranza e di futuro a causa del bambino che stava per venire; i loro passi invece erano carichi delle incertezze e dei pericoli propri di chi deve lasciare la sua casa”.
Riflette Francesco nel corso dell’omelia: “Maria e Giuseppe, per i quali non c?era posto, sono i primi ad abbracciare Colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza. Colui che nella sua povertà e piccolezza denuncia e manifesta che il vero potere e l?autentica libertà sono quelli che onorano e soccorrono la fragilità del più debole”. E ancora: “Piccolo Bambino di Betlemme, ti chiediamo che il tuo pianto ci svegli dalla nostra indifferenza, apra i nostri occhi davanti a chi soffre. La tua tenerezza risvegli la nostra sensibilità e ci faccia sentire invitati a riconoscerti in tutti coloro che arrivano nelle nostre città, nelle nostre storie, nelle nostre vite – prosegue il Papa – La tua tenerezza rivoluzionaria ci persuada a sentirci invitati a farci carico della speranza e della tenerezza della nostra gente”.
In occasione della Veglia di Natale, Papa Francesco cita infine l’omelia della messa d’inaugurazione del Pontificato di San Giovanni Paolo II. “Ce lo ricordava San Giovanni Paolo II: ‘Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo'”, dice il pontefice. “Natale è tempo per trasformare la forza della paura in forza della carità, in forza per una nuova immaginazione della carità – si sofferma Papa Francesco – La carità che non si abitua all’ingiustizia come fosse naturale, ma ha il coraggio, in mezzo a tensioni e conflitti, di farsi ‘casa del pane’, terra di ospitalità”.