NAPOLI – “Ci sono ragazze e ragazzi musulmani con cuore e cervello italiani. Dire che questi ragazzi sono anche italiani a tutti gli effetti non credo sia un sogno impossibile o una fuga in avanti ma solo il riconoscimento di una realtà”.
Il ministro degli interni Marco Minniti ha rilanciato a Napoli il tema dello ius soli davanti a una platea di studenti, molti dei quali musulmani, dell’Università Federico II di Napoli e ai rappresentanti di associazioni di giovani provenienti da Paesi extracomunitari.
“La cittadinanza – ha detto Minniti – lo ius soli non sono una legge sull’immigrazione, ma sulla integrazione e sul futuro del Paese. Una legge che deve essere fatta”.
Minniti ha ascoltato, prima del suo intervento, gli spunti che sono arrivati da un tavolo di giovani musulmani che hanno incontrato il ministro e chiedendo “percorsi formativo per i docenti delle scuola, laboratori interreligiosi e interculturali e che l’ora di religione diventi l’ora di storia delle religioni”, ha detto uno degli studenti musulmani.
“Prima di incontrare Minniti – spiega ad ANSAmed Haret Amar, uno dei rappresentanti dell’Associazione Giovani Musulmani – ci siamo interrogati sull’attivismo civico dei giovani musulmni e su come possiamo contribuire alla società. Ma è importante che il ministro parli di Ius Soli perché in Italia ci sono trecentomila giovani musulmani e pochi hanno la cittadinanza: molti sono lavoratori o studenti senza un riconoscimento, non possono partecipare a bandi pubblici o a concorsi e perfino a scuola si avverte la discriminazione, ad esempio non possono partecipare alle gite scolastiche dell’ultimo anno perché fino a 18 anni non hanno la carta d’identità valida per l’espatrio”.
Minniti, che alla fine dell’incontro ha scattato selfie con i ragazzi, ha ricordato che “un Paese che affronta il tema dell’integrazione, sa affrontare più intelligentemente anche le politiche di sicurezza”. Il ministro ha quindi sottolineato l’importanza del “Patto nazionale per un Islam Italiano” definendolo “una pietra miliare nella storia di un progetto di integrazione e interazione interreligiosa del nostro Paese, che spazza come un vento positivo di primavera tante chiacchiere che sono frutto della mancata conoscenza dell’altro”. (ANSAmed). (di Francesco Tedesco)
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