”Pronto a immolarsi per l’Isis”, marocchino fermato a Genova

Individuato e fermato a Genova un 39enne marocchino pronto a mobilitarsi per lo Stato Islamico. Tra il materiale trovato in suo possesso, video di azioni suicide e ‘testamenti’ di attentatori prima di immolarsi, oltre a tracce di comunicazioni via WhatsApp che lasciano supporre l’esistenza di un ‘mandato’ che l’uomo, indagato per il reato di appartenenza all’organizzazione terroristica dello Stato Islamico (art. 270 bis c.p.), avrebbe dovuto compiere in Italia.

La Polizia di Genova ha concluso la prima tranche dell’operazione ‘Over the Web’ con cui Digos e Servizio contrasto estremismo e terrorismo esterno ritengono di aver individuato e neutralizzato un estremista. Diretta dalla DDAA di Genova, in raccordo con la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, l’operazione è culminata con un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del capoluogo ligure nei confronti del 39enne N. B. per il reato previsto dall’art. 270 bis del codice penale. L’individuazione e l’arresto di N. B., “da alcuni mesi detenuto nel carcere di Genova per i reati di lesioni dolose e maltrattamenti nei confronti della sua ex compagna – fa sapere la Polizia – è la risultante del lavoro di un network investigativo internazionale nel cui contesto gli uffici antiterrorismo della Polizia di Stato hanno raccordato i contributi dell’AISI, della Polizia olandese, di EUROPOL e del FBI statunitense”.

LE INDAGINI – La genesi dell’indagine risale a giugno quando “la nostra intelligence aveva acquisito informazioni” sull’uomo, “allora sconosciuto all’Antiterrorismo, quale ‘esponente di rilievo’ dell’Isis, ritornato in Europa ‘con l’obiettivo di addestrare altri membri dello Stato Islamico alla fabbricazione e all’utilizzo di esplosivi‘”. L’individuazione dell’estremista marocchino “è giunta all’inizio del mese di agosto, quando – spiegano le forze dell’ordine – un equipaggio della Volante soccorse a Genova una ragazza incinta, poi rivelatasi la compagna di B., vittima della violenza cieca dello straniero, dopo poco arrestato”.

I TESTAMENTI – Il provvedimento della magistratura ligure “giunge all’esito dell’analisi della memoria dello smartphone e dei dati a lui riferibili sulle reti sociali che hanno corroborato le iniziali acquisizioni di intelligence ed evidenziato l’elevato livello di pericolosità raggiunto” dall’uomo. “Insieme ad istruzioni per azionare ordigni esplosivi con vecchi cellulari, uno dei quali in suo possesso, sono stati infatti rinvenuti video di azioni suicide e ‘testamenti’ di attentatori prima di immolarsi, oltre a tracce di comunicazioni effettuate tramite WhatsApp, che lasciano supporre l’esistenza di un ‘mandato’ che l’indagato avrebbe dovuto assolvere in Italia”. (AdnKronos)