Insulti sui social per Andrea Orlando, il ministro della Giustizia ed esponente di prima linea del Pd, dopo un’intervista su La Stampa in cui si soffermava anche su Maria Elena Boschi e sulla sua eventuale ricandidatura. Una considerazione che il Guardasigilli assicura valida anche per se stesso (‘ognuno di noi deve valutare che contributo può dare alla campagna elettorale’) “è bastata a produrre il titolo – spiega Orlando in un post su Facebook – ‘Boschi candidata? Valuti il Pd chi porta più voti'”. Da qui gli insulti piovuti su Fb e altri social.
“Alcuni, i più misurati, mi invitavano a traslocare a Leu – spiega Orlando – I più fantasiosi mi additavano come complice di D’Alema, altri ancora mi imputavano un’intelligenza con il nemico pentastellato. A poco, evidentemente, era valso il fatto che nella stessa intervista denunciavo la pericolosa tendenza di Leu a corteggiare i grillini che mettevo sullo stesso piano della destra. Tralascio gli insulti sul piano personale e persino su quello fisico (alcuni devo dire divertenti). Non erano trolls né avversari politici, scorrendo i loro profili ho constatato come fossero sostenitori del Pd e di Renzi. Per questo, meritano rispetto e considerazione”.
“L’argomento da cui quasi tutti muovono è indubbiamente nobile: essendo Maria Elena oggetto di un’ingiusta campagna di aggressione mediatica, chi si distingue(su questo punto, come si è visto, non io) è tutt’uno con il nemico. I toni e gli epiteti somigliano molto a quelli della campagna in questione. Due domande. Se il Pd diventa un partito nel quale non ci si può distinguere senza diventare traditori, siete certi che sarà più forte?”, chiede Orlando.
“Se per contrastare giustamente una campagna di aggressione si usano le stesse parole ( non metto per dimensioni le due cose sullo stesso piano ) non si rischia di legittimare, sicuramente involontariamente, chi promuove tale campagna?”, chiede dunque Orlando. Segue un post scriptum: “sono domande politiche. Io sono abituato agli insulti nei miei confronti sul web, anche di quelli che in buonafede pensano di tutelare il Pd”. (AdnKronos)