Allo stato l’intelligence italiana non ha alcuna evidenza che la Russia o altri Stati esteri abbiano interferito con la campagna per il referendum sulle riforme istituzionali del 4 dicembre 2016 e che siano in atto tentativi analoghi in vista delle prossime elezioni politiche del 2018. Così i direttori di Aisi ed Aise, Mario Parente ed Alberto Manenti, hanno risposto al Copasir nelle audizioni che si sono occupate anche di questo tema.
La polemica sulle presunte ingerenze russe era stata alimentata pochi giorni fa dall’ex vicepresidente Usa Joe Biden e dall’ex vice assistente segretario alla Difesa, Michael Carpenter, sulla rivista ‘Foreign Affairs’. L’articolo metteva in guardia dagli “assalti” di Vladimir Putin alle democrazie occidentali, portati avanti sul web con hacker, fake news e massiccia disinformazione. Un’offensiva, per Biden e Carpenter, che ha lo scopo di destabilizzare i Governi per favorire il caos e le forze nazionaliste e anti-Ue: anche la campagna per il referendum costituzionale è stata ‘bersagliata’ e l’attacco proseguirà – è la previsione – col supporto a Lega Nord e M5S nelle prossime elezioni politiche.
I membri Pd del Comitato hanno chiesto a Parente e Manenti una valutazione su queste informazioni liquidate come “cavolate” da Felice Casson (LeU) e dai parlamentari pentastellati, per i quali “le vere ingerenze sono quelle di Biden che ha fatto le stesse cose di cui accusa i russi”. I direttori dei servizi hanno assicurato la massima attenzione ai tentativi di influenzare l’esito delle consultazioni politiche, utilizzando gli strumenti del cyber (troll, bot, ecc.) per far passare determinati messaggi di propaganda.
L’impegno di Aisi ed Aise, hanno riferito, è elevato e costante. Finora, tuttavia, non sono emerse prove che i russi o altri soggetti abbiano ‘indirizzato’ la campagna sul referendum o che abbiano intenzione di destabilizzare quella per le imminenti politiche. Che Mosca, ma anche altri Paesi, siano molto attivi sul versante del ‘soft power’ è fatto ben noto agli 007 italiani. Diverso è sostenere – e documentare con prove – che gli hacker russi abbiano influito sull’esito di consultazioni avvenute in diversi Paesi occidentali, dall’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti al referendum sulla Brexit in Inghilterra, alle ultime elezioni in Francia e Germania, oltre che al referendum italiano del 2016. In quest’ultimo caso, secondo i vertici dell’intelligence, non ci sono per ora ‘pistole fumanti’.
Parente e Manenti hanno assicurato ulteriori approfondimenti sul dossier, senza peraltro entrare nella polemica politica innescata dalle denunce di supporti di Mosca a Lega e M5S e limitandosi ad offrire un’analisi ‘tecnica’. Sono soprattutto gli Usa ad indagare sulla pista russa e potranno eventualmente condividere informazioni con gli 007 italiani. In passato non sono mancati gli attacchi alle amministrazioni italiane (in particolare al ministero della Difesa per carpire i piani Nato) da parte di hacker russi. Difficile, però, è stato spiegato al Copasir, riuscire ad attribuire la paternità di queste azioni ad attori statali. Analoga difficoltà si ha nel caso di troll e bot che propagano messaggi per delegittimare una parte o l’altra in competizioni politiche. Le ‘antenne’, è stato ribadito, rimarranno tuttavia ben alzate per captare eventuali tentativi di inquinare la prossima campagna elettorale. (di Massimo Nesticò) (ANSA)