Laura Boldrini si avvicina alle elezioni e rilancia la sua campagna internet contro le balle della Rete. E lo fa con toni entusiastici, convinta di avere il supporto di una massa di italiani. Che però, al momento, sono più ideali che reali.
Ricorderete come nei primi giorni di febbraio di quest’anno il Presidente della Camera avviò l’operazione per “arginare il fenomeno delle fake news“. Ne parlarono tutti, dai quotidiani al telegiornali, ben attenti a dare la giusta copertura mediatica alla raccolta firme dell’anno. Ebbene, dopo 10 lunghi mesi, la Boldrini si ritrova (quasi) punto e daccapo ed è lei stessa – di fatto – ad ammetterlo.
Bisogna riconoscere che la Presidente è riuscita a organizzare “il primo progetto di educazione civica digitale in Italia insieme al Ministero dell’Istruzione”. Resta difficile credere però che la terza carica dello Stato non sarebbe riuscita a fare lo stesso se non avesse raccolto le firme. Ma non è questo il punto. Come scritto dalla Boldrini sulla sua pagina Facebook, infatti, le adesioni alla campagna anti-bufale hanno raggiunto la modica cifra di ventimila adesioni.
Certo, potrebbero sembrarvi un’enormità. Ma non è così. Basta fare qualche piccolo confronto: per presentare una proposta di legge ne servirebbero 50mila certificate (dunque non solo registrate online); e altre istanze, meno pubblicizzate, sono state in grado di entusiasmare maggiormente gli italiani. Nel giugno del 2015, per fare un parallelismo politico, il M5S consegnò in Senato 200mila firme per ottenere un referendum sull’Euro. La Lega Nord nel 2014 se ne fece certificare 500mila dalla Cassazione contro la legge Fornero. E se si osservano le petizioni in Rete, il confronto non è ancor meno favorevole. A febbraio facemmo notare che mentre la Boldrini aveva raggiunto cifra 15mila in dieci giorni, su change.org le sottoscrizioni per le sue dimissioni erano già a quota 40mila. E oggi? Dopo l’entusiasmo iniziale, #bastabufale in 10 mesi è cresciuta di poco più di 5mila unità; quella che chiede alla Presidente di lasciare la poltrona di Montecitorio, invece, ha registrato un incremento di 17mila firmatari.
I numeri parlano da soli. Ma visto che la campagna elettorale è alle porte e che la Boldrini sembra pronta a traghettare armi e bagagli nel nascituro “Liberi e Uguali” di Pietro Grasso, è bene rispolverare un vecchio cavallo di battaglia: la lotta alle fake news. Peraltro, il tema negli ultimi tempi è stato cavalcato a spron battuto dal Pd di Renzi, prossimo avversario alle urne del possibile ticket Boldrini-Grasso. “Ora chiedo uno sforzo ulteriore a quelli che ancora non hanno sottoscritto l’appello – si sbilancia allora la Presidente nella speranza di raggranellare consenso – a tutti quelli che sono stanchi di leggere bufale sull’inutilità dei vaccini, su guarigioni miracolose dai tumori, menzogne costruite ad arte per screditare qualcuno e fare profitto”. L’obiettivo è quello di consegnare l’appello anti-fregnacce ai capi dei partiti per arrivare ad una “campagna elettorale che non sia inquinata”. Chissà se raccoglierà altri aderenti.