E’ arrivato l’inverno tra le casette dei terremotati del Centro Italia e mentre scendo le temperature si alzano le polemiche. Perchè è bastato che le temperature scendessero appena sotto lo zero per far scoppiare i boiler delle Sae lasciando gli sfollati al freddo.
Dopo un anno di attesa tra contrattempi e difficoltà una vera doccia fredda: quella di trovarsi in pieno inverno senza acqua calda perché chi ha progettato i prefabbricati non ha tenuto conto che andavano installato in zone montane dove solitamente l’inverno è rigido e le nevicate assai probabili.
Non si spiega in altro modo l’installazione dei boiler sui tetti delle casette le cui tubature scoppiano a causa del gelo. Non solo, quando verrà la neve (e in queste zone nevica come è certo che viene l’inverno) i terremotati si troveranno a fare i conti con l’inclinazione dei tetti, assolutamente non progettata per una zona soggetta a precipitazioni nevose importanti e che costituiranno un rischio per il peso eccessivo della coltre nevosa che si potrà stratificare.
La denuncia non viene da un terremotato qualsiasi, ma da Giuliano Pazzaglini, il sindaco di Visso.
Basta ipocrisie.
Questa ridicola burocrazia creata in Italia non serve di certo a garantire la legalità.
Avevo detto subito che al massimo queste potevano essere soluzioni per località marine. Tetti con poca inclinazione, tubature troppo in alto nelle pareti e non coibentate, boiler esterni. Tutte soluzioni incompatibili con le condizioni meteo della montagna.
È ora di smettere di prendere in giro chi soffre, quando si verifica un evento estremo come quello che ha colpito noi la priorità non può essere la -finta- legalità…
DEVONO ESSERE LE PERSONE!