“C’è una cosa che non accetto: la rassegnazione che parte del gruppo dirigente sembra avere al primo sondaggio. Un leader non si fa impaurire dai sondaggi, ma li cambia facendo una battaglia aperta, casa per casa”. Lo dice il segretario del Pd, Matteo Renzi, in un’intervista a ‘La Repubblica’. “Abbiamo una base di volontari unica: una rete di 61.597 responsabili di seggio. Metteremo candidati credibili e radicati. Per rispetto alla nostra gente -afferma ancora l’ex premier- esigo solo una cosa: che il gruppo dirigente del Pd abbia voglia di vincere. Non di partecipare. Cinque anni fa, nel dicembre 2012, il Pd era dato al 36%, Sel al 6%. La mitica campagna elettorale di chi voleva smacchiare il giaguaro ci fece perdere oltre dieci punti. Nei sondaggi oggi siamo testa a testa. Tiriamo fuori orgoglio e determinazione e andiamo a vincere”.
Nell’intervista l’ex premier parla anche dei presidenti di Senato e Camera: Pietro Grasso e Laura Boldrini. “Dal punto di vista istituzionale è sorprendente: mi pare che i precedenti siano Irene Pivetti e Gianfranco Fini con risultati, se ben ricordo, non eccellenti. Sul piano politico, i miei auguri a Grasso e Boldrini per la loro avventura, il Pd è una comunità diversa, che va oltre i personalismi”.
Poi, soffermandosi in particolare sulla scelta del presidente del Senato, l’ex premier aggiunge: “Ha un difetto e un pregio. Il difetto è che addolora e dispiace. Mentre il pregio è che fa chiarezza agli italiani su chi cercava un’intesa e chi no. Per me è inspiegabile che mentre la sinistra europea cerchi unione su temi e progetti, in Italia questo non accada. Ci abbiamo provato fino alla fine: purtroppo ha vinto la linea di chi voleva la rottura, la linea di D’Alema. Del resto D’Alema ha combattuto Occhetto, Prodi, Veltroni, Fassino: che adesso combatta anche me è quasi rassicurante, si vede che non cambia mai. Forse però alla fine meglio così: gli elettori potranno scegliere in piena libertà”. ADNKRONOS