Il Tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto la richiesta di sospensione della pena per l’ex senatore Marcello Dell’Utri in carcere per una condanna a 7 anni per concorso in associazione mafiosa.
Dell’Utri ha iniziato “lo sciopero della terapia e del vitto”. “Preso atto della decisione con cui il Tribunale di sorveglianza decide di lasciarmi morire in carcere, ho deciso di farlo di mia volontà adottando da oggi lo sciopero della terapia e del vitto” le parole riferite dall’ex senatore ai suoi difensori, gli avvocati Alessandro De Federicis e Simona Filippi.
I legali di Dell’Utri avevano presentato la richiesta di sospensione della pena sulla base delle condizioni di salute dell’ex senatore, affetto da patologie cardiologiche e da un tumore. “E’ incredibile – commenta all’Adnkronos l’avvocato Giuseppe Di Peri – Non ho letto il provvedimento ma sicuramente sosterranno che le sue condizioni di salute sono compatibili con il regime carcerario. Ma non è così e oltretutto non va sottovalutato l’aspetto psicologico di una persona nelle sue condizioni e che si trova costretta in carcere”.
“A questo punto – prosegue Di Peri – bisogna insistere per la fissazione di una trattazione davanti alla Corte europea. La strada da seguire è la stessa percorsa per Contrada per il quale la Corte dei diritti dell’uomo ha stabilito che non avrebbe dovuto esserci alcun processo dato che il reato per il quale era stato condannato (concorso esterno in associazione mafiosa, ndr) non era previsto al tempo dei fatti contestati. Già ci hanno detto che non siamo fratelli minori di Contrada, ma comunque ci vorranno dei mesi” conclude il legale.
Questa mattina Amedeo Laboccetta, deputato di Forza Italia, ha incontrato Dell’Utri. “È un uomo provato – afferma Laboccetta – Deluso. Amareggiato. Stanco. Malato. Mi ha detto: ‘Non chiedo pietà ma giustizia. Ho un tumore e voglio sconfiggerlo. E qui dentro non posso. Questa è un’ingiustizia’”.
“La decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma di respingere l’istanza di sospensione della pena – aggiunge l’esponente azzurro – è vergognosa. Marcello paga lo scotto di chiamarsi Dell’Utri, se si fosse chiamato Gennaro Esposito oggi con molta probabilità sarebbe in libertà e in una struttura medica ad hoc per la cura del cancro. Una aberrazione”.
”Questa sentenza è una condanna a morte per mio marito e per tutte le persone che sono in carcere malate in condizioni gravi” ha detto la moglie Miranda Ratti Dell’Utri a ‘Studio Aperto’ su Italia 1. Ho trovato mio marito ”molto provato perché si aspettava una giustizia giusta, non ingiusta”, ha proseguito. E sulla lettera scritta dal marito in cui annuncia lo sciopero della terapia e del vitto la moglie si dice molto preoccupata: “Le condizioni fisiche non possono che aggravarsi. Per un cardiopatico ogni elemento che provoca stress peggiora la situazione. Una condanna a morte di questo tipo, perché la ritengo tale -ha ribadito- non può che aggravare la sua situazione”. ADNKRONOS