Il Centro-Destra punta su Internet “La Rete non è (di) sinistra”

Roma. I deputati Guglielmo Picchi (Lega) e Antonio Palmieri (Forza Italia) hanno accolto due giovani web influencer per discutere di comunicazione politica in Internet. Si tratta del video-blogger Luca Donadel e della stella di Facebook Tommaso Longobardi, ospiti del convegno La Rete non è (di) sinistra. Come fare comunicazione politica in Internet, tenutosi il 5 dicembre 2017, presso la Camera dei Deputati e sotto l’egida del Centro Studi Machiavelli e di Nazione Futura.

“Il primo ingrediente necessario a un video virale sono buoni argomenti”, ha spiegato Luca Donadel, divenuto celebre alcuni mesi fa col video “La verità sui migranti”, che per primo rivelava le collusione tra Ong e trafficanti. Lo stesso concetto è stato espresso dall’On. Palmieri (responsabile Internet per Forza Italia), secondo cui “la realtà viene prima della comunicazione” e non si può fare buona comunicazione senza buoni argomenti.

L’On. Palmieri ha descritto uno scenario d’azione collettiva, in cui ogni militante può trasformarsi sui social in un “missionario politico”, in grado di portare al capitale del proprio leader un apporto singolarmente piccolo, ma significativo nella somma dei vari militanti. Luca Donadel ha invece sottolineato l’importanza di presentarsi col proprio nome e cognome e col proprio volto, così da creare un rapporto di fiducia con gli utenti. A suo avviso, la scelta migliore per un influencer è quella di finanziarsi tramite le donazioni del pubblico, così da non dipendere da una piattaforma e le sue opzioni di monetizzazione.

Tommaso Longobardi, che ha oltre 650.000 seguaci su Facebook, ha svelato un segreto del suo successo nel saper sfruttare le falle dei media tradizionali, dando per primo notizie che essi hanno trascurato. Il rapporto si è rovesciato rispetto al passato, quando una notizia era tale solo se presente su tv e giornali: oggi Internet ha il potere di imporre una notizia ai media tradizionali.

Inevitabilmente si è toccato anche il tema delle fake news. Daniele Scalea, nell’introduzione a nome del Centro Studi Machiavelli, lo ha inquadrato come un tentativo di silenziare le voci di opposizione: “Oltre alla battaglia per comunicare efficacemente valori e soluzioni conservatori, bisogna combattere un’altra battaglia per essere liberi di comunicare tout court”. Tommaso Longobardi ha notato che spesso le bufale più virali non nascono come tali, ma sono pezzi satirici travisati dal pubblico. Polemicamente, il giovane web influencer, si è chiesto perché i vari Renzi e Boldrini, anziché denunciare le pagine fake solo al pubblico, non le denuncino anche alle autorità per farle chiudere.

Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli