“Paghi anche a termosifone spento”, l’ultima beffa ai consumatori

Se basta un termosifone ‘baciato’ dal sole estivo per pagare di più. L’istallazione obbligatoria per legge di termovalvole e ripartitori di calore in nome del risparmio energetico rischia di trasformarsi in una costosa beffa per il consumatore: a denunciarlo è Il Salvagente, che ha verificato la segnalazione di un lettore sul tema scoprendo che anche un calorifero spento può costare caro al suo proprietario.

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“Termosifoni che prendono vita in agosto e contabilizzano un consumo inesistente che finisce in bolletta. Sembra assurdo – spiega la rivista anti truffa dedicata ai consumatori -, ma a giudicare da una segnalazione ricevuta dal Salvagente e dalle verifiche che abbiamo fatto, è vero e potrebbe essere successo a milioni di italiani. La storia inizia dalla lettera del nostro lettore Franco Lodigiani di Melzo nel milanese, che segnala un problema con i ripartitori di calore, le scatoline che vengono attaccate al calorifero, installati in casa sua”.

“Lo scorso anno, a settembre 2016 – scrive il signor Lodigiani al Salvagente – i ripartitori sono stati applicati anche nei nostri appartamenti. A fine stagione, dopo il passaggio del tecnico addetto al prelievo e all’azzeramento dei contatori, verifico sugli strumenti stessi che la procedura sia andata a buon fine e che riportino il valore zero predisposto per la nuova stagione. Tutto perfetto”.

Ma lo scrupoloso lettore decide di controllare anche a fine settembre il contatore, ben prima dell’accensione del riscaldamento per la stagione invernale. E fa una scoperta: i ripartitori di calore – azzerati in precedenza – riportano globalmente già 315 scatti. “Il nostro lettore – continua il Salvagente -, facendo un rapporto tra l’ammontare di scatti consumati complessivamente nell’ultima stagione invernale e il costo delle bollette per il riscaldamento, è giunto alla conclusione che questi 315 scatti erroneamente calcolati corrispondono a circa 30 euro, pari al 5% circa del consumo”.

Il signor Lodigiani, notata quindi l’anomalia contatta subito l’amministratore condominiale, e “dal momento che i ripartitori non avrebbero dovuto funzionare durante i mesi estivi, per la semplice ragione che i termosifoni erano spenti, questi mi consiglia di chiamare l’installatore che mi rassicura sul fatto che a chiusura esercizio 2017/2018, tale valore verrà sottratto dal totale”.

Nonostante le rassicurazioni, il lettore si pone a ragione alcune domande: “Non essendo passato l’addetto a rilevare questi consumi anomali estivi e ad azzerare di nuovo i ripartitori, mi domando come faranno a stabilire anche per gli altri condomini i valori da scontare? Mi chiedo a questo punto se questo comportamento anomalo sia imputabile solo al modello installato nei nostri appartamenti oppure riguardi tutti i ripartitori. Se così fosse, ci sarebbe da preoccuparsi”.

E’ a questo punto che interviene Il Salvagente, girando le domande all’esperto e scoprendo che, sì, il sistema di contabilizzazione può effettivamente ingannare il consumatore: “È normale – risponde Franco Pozzoni, Presidente di Cna installazione impianti Lombardia -. La scatoletta bianca misura la differenza di calore del radiatore rispetto all’ambiente. Se ho un radiatore che è irraggiato dal sole durante l’estate, e si scalda la piastra d’acciaio, questa diventa calda rispetto all’ambiente, il ripartitore comincia a conteggiare”.

E secondo un esperto ingegnere contattato dalla rivista, basterebbe una differenza di temperatura di 3-4 gradi tra radiatore e atmosfera circostante per far partire il conteggio degli scatti. Che poi prosegue a registrare differenze anche inferiori a un grado. Un problema che con il caldo torrido delle ultime estati potrebbe essere capitato a moltissimi italiani.

Cosa fare allora se ci si dovesse accorgere di falsi consumi estivi conteggiati? Secondo il presidente della Cna installazione impianti Lombardia, “si può contestare l’amministratore o la ditta responsabile dei termoimpianti per la non regolarità della ripartizione delle spese, e chiedere un rimborso adeguato”. ADNKRONOS