TORINO, 24 NOV – Sono stati condannati a 3 anni e sei mesi di carcere i genitori egiziani finiti alla sbarra per maltrattamenti sui figli, accusati di averli sottoposti a punizioni corporali di eccessiva violenza, di averli frustarli con il filo elettrico sulle mani e sotto le punte dei piedi, di averli legati alla sedie, di averli costretti a frequentare la scuola araba e a portare il velo.
I ragazzini, tra i 10 e i 18 anni all’epoca dei fatti, sono stati affidati a una comunità. Dovranno essere risarciti di diecimila euro ciascuno. A parlare dei maltrattamenti era stata una delle figlie, che aveva confidato a un’insegnante: “piuttosto che tornare a casa, mi uccido”. Il pm Dionigi Tibone aveva chiesto cinque anni di reclusione per il padre e tre anni e sei mesi per la madre. “Nella mia lunga carriera ho affrontato pochi casi così gravi“, aveva spiegato in aula il magistrato. (ANSA)
Le violenze alle quali la coppia di egiziani, avrebbe costretto quattro dei loro cinque figli, tutti minorenni sono avvenute tra il 2011 e il 20015.
Il pm Dionigi Tibone aveva chiesto condanna esemplare per il padre e la madre di questi giovanissimi. Cinque anni per lui, tre anni e sei mesi per lei.
«Gli imputati – ha spiegato il pm nel corso della requisitoria – non hanno ammesso l’errore. E questa mancanza di riflessione significa che non ci si è resi conto di ciò che è accaduto. Le tre ragazze sono distrutte. Non c’è spazio per le attenuanti generiche perché in questa vicenda sono stati “toccati” i diritti fondamentali dell’uomo e del bambino».