Scoperta: c’è la Mafia anche al liceo Virgilio di Roma. Peggio di quella degli Spada
Salta fuori che al liceo Virgilio di Roma, i “ragazzi de sinistra” hanno fatti l’okkupazione con spinelli, alcol, sesso, si sono ripresi mentre scopano e hanno postato il porno video su youtube, ovviamente. E’ una cosa che tutti sapevano e tacevano – mica c’è solo la mafia ad Ostia – l’anno scorso uno studente del Virgilio s’è fatto arrestare perché spacciava coca a un minore, il Rutelli ha raccontato che sua figlia era voluta andare via perché, gli aveva detto, “c’è la stanza delle canne, non mi piace”. Era dieci anni fa, Rutelli era stato sindaco di Roma, ma anche lui parla solo adesso che lo scandalo è esploso. E finalmente una ha parlato: la preside Carla Alfano. Ed accusa i genitori.
“Quando convochiamo padri e madri ci rispondono che gli spinelli servono per calmare i figli, che se consumano stupefacenti a scuola, in fondo non sono preoccupati, perché meglio in classe che per strada. Qualcuno è anche arrivato a rispondermi: “Vuol dire che qui c’è roba buona”».
Con molta chiarezza, ha parlato di “un gruppetto di studenti” che hanno “creato un clima mafioso e intimidatorio all’interno della scuola” – e li descrive: sono gli Spada del Liceo Virgilio, la mafia dei quartieri alti. “Sono una minoranza di soggetti che comanda su una maggioranza silenziosa, fin troppo silenziosa”. Sulla quale questi caporioni “hanno un atteggiamento di sfida, intimidiscono compagni e adulti. Sono subdoli e hanno trasformato questa scuola in un porto franco. Senza parolacce, perché vengono da famiglie della Roma bene”.
Figli della Roma Bene – Potenti e arroganti perchè impunibili.
Figli della Roma bene, ecco la chiave. Figli dei parassiti di Stato e di Regione, degli impiegati parlamentari a 300 mila euro l’anno, dei magistrati, dei politici tutti strapagati ed abituati ad esercitare il potere – esattamente come i loro figli farabutti: subdoli, intimidatori, con aria di sfida quando qualcuno contesta il loro “diritto” ai giganteschi quattrini, ai vitalizi, alle loro inadempienze – e alle collusioni e alle tangenti.
Dai loro figli li riconosciamo, e capiamo perché lì c’è una maggioranza troppo silenziosa che si lascia comandare da questi mascalzoni; anche noi siamo troppo silenziosi, sopportiamo troppo queste arroganti nullità inadempienti che ci “governano” e predano, irresposabili dei loro doveri. Ai figli hanno trasmesso il loro senso d’impunità e la medesima immoralità, boriosa sicurissima di sé , da incalliti criminali (“Che male c’è? Qui avete roba buona”), l’offensiva mancanza ostentata di rispetto verso chi, più degno di loro, guadagna meno di loro, come gli insegnanti e la preside. Li riconosciamo, eccome se li riconosciamo: sono quelli risaliti nei quartieri di una Roma che hanno ridotto a porcaio materiale e morale. Sono i lettori ricchi di Repubblica e Manifesto, o i loro direttori e inviati di lusso, da cui ricavano la conferma che è di moda l’etica trasgressiva – quella che si permettono loro. Questo spiega anche perché la polizia, quando viene chiamata dalla preside, non si fa viva: quelli sono i figli di potenti che ti possono far passare i guai – anzi, che lo faranno, senza alcuno scrupolo ti distruggeranno, povero agente da 1400 al mese, se manchi di rispetto a uno dei loro figlioli spacciatori; fanno una telefonata al prefetto, al procuratore amico, al ministro, e sei fritto.
La conferma: i “ragazzi” del Virgilio, invece di andare a nascondersi, spalleggiati dai loro genitori, minacciano di querlare la direttrice. Lo faranno e troveranno magistrature che gli daranno ragione, condannando la preside che ha fatto il suo dovere a pagare i danni. L’omertà di classe non vuole essere sfidata. Tornerà a calare.
La mafia non c’è solo ad Ostia. Lo sappiamo:
“Mafia capitale” prolifera in tutte le municipalizzate, dove caste arroganti rubano e depreano senza dare servizi. Quella peggiore è al Virgilio, anche perché la Procura che ha mandato quel poveraccio al carcere di massima sicurezza ad Udine (mostrando l’arroganza del potente interpreta le leggi come gli fa comodo, le indurisce per i nemici e le addolcisce per i colleghi) non ha mai indagato sul Virgilio e i suoi delitti. E al confronto, gli Spada sono un nulla quanto a pericolosità sociale. Non hanno il potere, che questi hanno, di fare leggi (come la buona scuola, il gender, le nozze gay, le leggi elettorali fatte apposta per non lasciare mai il potere ) che imprimono uno stile – cialtrone e disonesto – a tutto il paese, a tutta la società. Sono modelli sociali negativi, più gravemente dei tizi di Gomorra e Suburra: questi sono modelli solo per i marginali miserabili, invece i genitori dei figli papà dettano i comportamenti di tutta la cosiddetta “classe dirigente”.
Ogni società esercita sui suoi membri una pressione sociale, che obbliga i più a certi comportamenti. E’ sempre stato così, dal Medio Evo agli anni ’60: la decenza sessuale, il vergognarsi delle azioni basse,la dignità dell’onestà e il rispetto di sé, eco lontana dei dieci comandamenti, ancora aveva forza educatrice dei più. Oggi, la società edonistica e trasgressiva che si è “liberata” di quella pressione sociale (passatista e dogmatica), tanto celebrata da L’Espresso, Repubblica e le tv, subisce comunque una pressione sociale: quella di questi genitori del liceo Virgilio. Essi la impongono con l’esempio: farsi di spinelli, che male c’è? Trasformare la scuola in un’osteria e teatro da film porno, umiliare i professori, intimidirli? Ma questo è il nuovo stile della classe dominante, liberata da tutti i tabù! Il mafioso dei Parioli è il nuovo modello!
Credete che stia esagerando? Che quelli non esercitino una pressione sociale incoercibile sul resto della società e persino sulle vostre menti? Allora provate a proporre la riforma della scuola, che palesemente occorre: il ristabilimento della disciplina, la polizia che arresta il ragazzo che osa tirare il cestino o un preservativo su un insegnante, o intimidirlo in modo subdolo , perché i professori hanno lo status di pubblici ufficiali; provate a proporre durezza dei programmi e severità e bocciature; provate a proporre – ad esempio – l’uniforme scolastica, essenziale per insegnare ai ragazzi “l’uguaglianza di fronte alla legge”, perché nega le diversità basate sul reddito, il lusso del vestiario, la moda costosa, essenziale elemento educativo vigente in tutti i paesi ambiziosi di civiltà.
Fare secessione dai genitori del Virgilio.
Provate, e vedete cosa succede. Ve lo dico io: Repubblica, l’Espresso, Il Manifesto, le tv progressiste, RadioRAi 3, i grandi intellettuali alla Saviano, i talk shows più avanzati, sarebbero tutti mobilitati contro “l’autoritarismo” scolastico, e il “bigottismo”, l’insopportabile “peso sociale” che si vuole esercitare sui “nostri figli”. Persino gli insegnanti sarebbero contro la divisa scolastica, perché sono progressisti anche loro. Insomma è impossibile rettificare queste patologie.
La conclusione è: occorre fare la secessione. La secessione dai genitori del Liceo Virgilio. Una secessione difficile perché non ha confini geografici certi, e i mascalzoni con cui non vogliamo avere a che fare sono accanto a noi, più spesso sopra di noi, e educano al male coi loro cattivi esempi, le loro leggi e normative “permissive” che riducono le nostre scuole a agenzie diseducative, e i nostri figli a farabutti sporcaccioni e ameboidi, senza cultura e senza testa.
Per il momento la secessione la dobbiamo fare dentro di noi. Prendo qui un’idea dell’economista e sociologo Charles Sannat, che ho avuto occasione di citare: un padre di famiglia rivoltato dal sistema che esiste anche in Francia.
“La risposta è in noi. Ciascuno di noi in quanto genitore:
Io rifiuto che la vacuità sia l’orizzonte educativo insuperabile per i miei figli.
Io rifiuto la mediocrità per i miei figli.
Io rifiuto la mancanza di ambizione per i miei figli.
Io rifiuto questa società della incultura crassa per i miei figli.
Io rifiuto questo assurdo e mortifero, il politicamente corretto, per la crescita dei miei figli.
Io rifiuto i metodi di lettura inefficaci per i miei figli.
Io rifiuto di lobotomizzare i miei figli davanti a degli schermi video ed emissioni fatte per trasformare coloro che amo di più in cervelli disponibili per la pubblicità delle grandi marche.
Io rifiuto che i miei figli siano merceologizzati, abbrutiti, cretinificati e assoggettati al totalitarismo mercantile.
Io rifiuto tutto ciò, perché tutto ciò è la facilità.
Educare dei figli, accompagnarli con amore a divenire adulti compiuti e responsabili così come cittadini di valore, questo esige tempo e sforzo e soprattutto coraggio e costanza, ossia il contrario dei valori che questo sistema assurdo tenta con tutti i mezzi di far entrare nelle nostre teste”.
Non è che “tenta”: riesce a farci suoi, con la pressione sociale dei peggiori dirigenti che l’Italia abbia mai avuto. A parte ciò, questo decalogo “io rifiuto”, se lo ripetano i padri e le madri ancora coscienti, che non vogliono confondersi coi genitori del Virgilio. E’ la lotta di liberazione che occorre, e deve partire da dentro di noi. Come sapete benissimo, ci vuole il coraggio. quello che ci manca, per lo più.