ROMA, 7 NOV – In Italia, la legge in materia di protezione dei minori stranieri non accompagnati, dopo circa sei mesi dalla sua approvazione, è uno strumento che ha apportato importanti aspetti di innovazione e sistematizzazione della materia con garanzie e misure in favore dei minori migranti.
Tuttavia rimane la necessità che “venga attuata presto e bene, perché i tempi dei ragazzi non sono indifferenti” e perché “ogni giorno dal campo riceviamo segnalazioni di gravi violazioni della normativa”. A sostenerlo è Raffaella Milano, direttrice programmi Italia Europa di Save The Children, a nome di 14 associazioni che insieme alle istituzioni si sono incontrate a Roma per fare il punto sull’attuazione della nuova normativa.
Le organizzazioni, tra le quali Amnesty International Italia, Asgi, Caritas Italiana, Centro Astalli, OIM, Save the Children, UNHCR e UNICEF, hanno realizzato un documento nel quale sottolineano le loro osservazioni in merito alla nuova normativa e le loro raccomandazioni sulla futura realizzazione di regolamenti attuativi della legge. Tra i punti della normativa evidenziati, quello della riduzione dei tempi di prima accoglienza fissati a un massimo di 30 giorni, che manca ancora di una piena attuazione. La norma prevede poi la promozione della figura del tutore volontario per i minori, che ha visto una “rapida attuazione” con circa 2600 cittadini che hanno fatto domanda.
Il metodo italiano per NON accertare se un “migrante” sia davvero minorenne o no.
In ogni caso è ancora necessario che gli enti locali “investano risorse” per garantire “supporto” ai tutori, la realizzazione di “sportelli di orientamento”, rimborsi spese e permessi lavorativi per i tutori e prevenzione sui rischi di abusi. Per quanto riguarda l’affidamento nelle famiglie, la legge lo favorisce, ma “la volontà effettiva di attivazione da parte degli enti locali resta cruciale” e per questo è importante “garantire un sistema di accompagnamento alle famiglie affidatarie”. La nuova legge ha previsto la realizzazione di una “cartella sociale” che contiene le informazioni sul minore e per questo i regolamenti dovranno definire “quali siano gli elementi essenziali” di tali informazioni e “chi ha il compito di gestirle”. In materia di identificazione, la legge prevede una procedura certa che tuttavia nella prassi operativa “appare ancora disomogenea”.
Ci sono “strutture e sistemi sottoposti a una richiesta di cambiamento molto gravosa”, ha sottolineato Sandra Zampa, vicepresidente della commissione Infanzia della Camera e promotrice della legge. “Non è irrilevante passare da anche un anno in un centro di accoglienza” primaria a 30 giorni, come previsto dalla nuova norma, “ma le leggi di riforma si fanno per cambiare qualcosa” e “si chiede a tutti un grandissimo sforzo” per una “partenza corretta della legge”. Sul futuro, “considero che tra dicembre e gennaio usciranno i regolamenti attuativi”.
(ANSAmed).