Imola, manifestazione “S.O.S. Sanità pubblica” del 22 ottobre 2017

Imola – A Imola, domenica pomeriggio, i cittadini si sono per la prima volta uniti per difendere la sanità pubblica e in particolare il nostro ospedale. Di più, la partecipazione è stata di ampiezza inusuale per la storia imolese, nell’ambito delle manifestazioni di protesta: si calcola che abbiano sfilato in corteo oltre 400 persone delle quali un centinaio partite in bici dall’ospedale nuovo, giovani e anziani, singoli e famiglie al completo. Tante sono state le firme raccolte in piazza prima e durante la manifestazione.

Come organizzatori la nostra soddisfazione è grande, ma tutti i partecipanti devono essere orgogliosi di aver messo da parte rassegnazione e fatalismo lanciando un chiaro richiamo alla politica: un richiamo al quale hanno dato voce gli interventi dal palco.

Silvia Poggi, portavoce di Cittadinanza Attiva Imola, ha esordito ricordando come i depotenziamenti della sanità pubblica, a livello nazionale prima ancora che locale, segnino un regresso rispetto alla grande conquista sociale del Servizio Sanitario Nazionale (1978) e un conseguente drammatico ritorno a cure differenziate in base al reddito individuale. La partecipazione di alcune delegazioni di comitati provenienti da diverse parti d’Italia è la testimonianza di un disegno generale che occorre contrastare con decisione. Per introdurre l’intervento successivo ha ricordato che “”Se un cambiamento avviene in modo lento e graduale non suscita nessuna reazione fino a quando non è troppo tardi”.

La dott.ssa Patrizia Zaccherini (Cittadinanza Attiva Imola) ha ripreso il concetto puntando i riflettori sulla realtà locale ed evidenziando attraverso dati ufficiali che il depotenziamento si concretizza da diversi anni a piccoli passi: in tal modo il cittadino fatica a percepire quanto sta avvenendo, a meno che non vi si trovi coinvolto. Le rassicurazioni che periodicamente vengono fornite sono contraddette dai fatti, e se si continuerà a chiudere reparti dovremo considerare perfino l’ipotesi di un declassamento ufficiale del nostro ospedale, al quale sarebbe impossibile porre rimedio.

Il dott. Roberto Merli (Noi Imola) ha posto l’accento sulle carenze maggiormente significative, che sono state di conseguenza l’oggetto delle nostre richieste nell’immediato. Prima di tutto i posti letto, la cui progressiva riduzione non provoca solo l’allungamento delle attese ma veri e propri rischi per i pazienti, in quanto “i pazienti sono appoggiati in reparti diversi da quelli di competenza con personale medico e infermieristico non del settore” e soprattutto “la necessità di liberare posti letto per i nuovi pazienti che devono essere ricoverati genera il fenomeno dei re-ricoveri. Il paziente viene dimesso non completamente guarito e rientra in ospedale entro 15 giorni dalla dimissione. A Imola il tasso dei re ricoveri è più alto della media regionale”.

Il dott.Giovanni Mascolo (Auser) ha negato che opporsi a questo impoverimento significhi essere “un campanilista retrogrado Non è assolutamente vero. Ai cittadini interessa sapere perché questa trasformazione non solo non stia apportando miglioramenti nella assistenza ma stia producendo danni, e non di poco conto”, in particolare “sta diventando sempre più arduo riconoscere tempestivamente quei bisogni sociali che, se trascurati, diventano inevitabilmente bisogni sanitari.”

Inoltre “il ridimensionamento sta già comportando meno posti di lavoro con riflessi negativi sull’economia locale”.

Valerio Zanotti (Cambiavento) ha sottolineato il problema della trasparenza nei rapporti tra Amministrazione e cittadini. Apparentemente le nuove tecnologie vengono utilizzate per tale scopo, ma di fatto sui temi principali la trasparenza è lungi dall’essere praticata. “Senza trasparenza non vi è partecipazione e senza partecipazione non vi è democrazia”.

Infine Simone Righini (presidente di Noi Imola) ha chiamato i cittadini a “riscoprirsi coraggiosi, uniti e determinati nel difendere il diritto ad una sanità pubblica di qualità”, citando azioni coronate da successo in varie parti d’Italia. Ha spiegato che i sindaci hanno “la responsabilità politica di tutelare il diritto alla salute e l’accesso alle cure dei propri concittadini” intervenendo attraverso appositi organismi regionali ai quali partecipano autorità politiche e sanitarie. L’intervento si è concluso con la lettura delle tre richieste specifiche sulle quali sono state raccolte le firme e sulle quali “ci aspettiamo una risposta concreta perché non sono la conclusione di un bel percorso… sono il punto di partenza di un nuovo cammino”.

Chiederemo quanto prima un incontro con il sindaco per la consegna ufficiale della lettera con le firme, attualmente oltre 2.300 senza contare quelle raccolte oggi durante la manifestazione; in attesa dell’incontro continueremo comunque a raccogliere altre firme, in considerazione del crescente afflusso di persone interessate ad unirsi nella difesa di un diritto tanto importante per tutti.

Silvia Poggi per Cittadinanza Attiva Imola
Simone Righini per Noi Imola