La prima carità è quella a casa nostra, verso chi ci è vicino

Castellamonte, parole come macigni quelle di don Luca Pastore sui migranti, parroco della Val Soana, al convegno della Lega Nord. Lo scrive  La Sentinella del Canavese

CASTELLAMONTE. «Come parroci, forse è bene che entriamo nelle dinamiche di chi non ha voce, di chi ha bisogno, delle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. Non possiamo buttare nel cestino la nostra storia e le nostre tradizioni. Non possiamo farci calpestare. La carità vera si fa in casa, guardando alle nostre famiglie e ai nostri giovani».

Con queste parole, don Luca Pastore, il parroco della Val Soana (Ingria, Ronco e Valprato) e di Spineto, la popolata frazione di Castellamonte, ha scatenato l’entusiasmo nella sala della Casa della musica della città della ceramica, dove giovedì sera si stava svolgendo il convegno sull’emergenza immigrazione organizzato dalla Lega Nord Canavese.

Parole, quelle del religioso, che non mancheranno di provocare qualche reazione in diocesi, visto l’impegno che altri parroci, (come ad esempio don Angelo Bianchi, l’arciprete di Castellamonte) hanno profuso per accogliere i richiedenti asilo sul nostro territorio, mettendo a disposizione locali sfitti o inutilizzati (come ad esempio la canonica di Pasquaro o la casa parrocchiale di Borgiallo) o avviando progetti di accoglienza, come quello che ha portato oltre una ventina di migranti proprio in frazione Spineto.

«La storia ci insegna che le migrazioni di massa interessano sempre territori in grande crescita economica, con una forte domanda di lavoro – ha sottolineato – , ma l’Italia non offre assolutamente quelle condizioni, anzi, sta ancora vivendo gli effetti di una crisi gravissima. Ciò si traduce in una mancanza di offerte di lavoro adeguate a consentire l’integrazione di questa massa di persone che è affluita in questi ultimi anni».

Tra gli amministratori locali in sala, il neo sindaco di Favria, Vittorio Bellone, che ha detto senza troppi giri di parole: «Siamo in presenza di un’invasione, e la cosa più grave è che manca qualsiasi informazione da parte degli enti preposti ai Comuni, che si trovano impreparati a gestire situazioni di emergenza».
Sulla stessa lunghezza d’onda il collega di Ingria, Igor de Santis: «È impensabile anche solo prevedere di distribuire i migranti come vorrebbero i piani di governo e prefetture in realtà piccole e piccolissime come la nostra, dove non ci sono servizi, né collegamenti efficienti, né tanto meno possibilità lavorative».

Sandra Torasso