Dopo averlo sentito ripetere per anni, molti si sono convinti: “la spesa sanitaria è eccessiva per le nostre finanze!”. Ma ecco una speranza, siamo o non siamo in ripresa economica? In effetti il Consiglio dei Ministri, il 23 settembre, ha approvato la nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (DEF) 2017, stimando per l’anno in corso e i due successivi un aumento del PIL pari all’1,5% ogni anno (molto meno della media dell’eurozona, ma meglio che niente). E alla prima impressione sembra che le nostre aspettative si tramutino in realtà, poiché le cifre della spesa sanitaria risultano in crescita nei prossimi tre anni.
Tutto per il meglio, dunque? Non proprio, perché in realtà il rapporto tra spesa sanitaria e PIL dal 6,6% del 2017 diminuirà al 6,4% nel 2019 e addirittura al 6,3% nel 2020, percentuali mai raggiunte in passato. Insomma, il Governo ci conferma che dall’attendibile ripresa dell’economia non scaturirà una pari crescita proporzionale del finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Come ci ricorda il GIMBE (Fondazione che ha lo scopo di promuovere e realizzare attività di formazione e ricerca in ambito sanitario), l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato al 6,5% la soglia di allarme, “al di sotto della quale, oltre la qualità dell’assistenza e l’accesso alle cure, si riduce anche l’aspettativa di vita delle persone”.
In aggiunta, “nel confronto con gli altri Paesi, i dati OCSE 2016 dimostrano che in Italia la sanità continua inesorabilmente a perdere terreno: la spesa totale pro-capite è inferiore alla media OCSE (3.272 vs 3.814 dollari), in Europa siamo primi solo tra i paesi (poveri) che spendono meno (Spagna, Slovenia, Portogallo, Repubblica Ceca, Grecia, Slovacchia, Ungheria, Estonia e Lettonia), mentre tra i paesi (ricchi) del G7 siamo fanalino di coda per spesa totale e per spesa pubblica, ma secondi per spesa a carico dei cittadini.”
Come non bastasse al danno si aggiungono le beffe, in quanto la programmazione sanitaria è svincolata da quella finanziaria: le prestazioni e i servizi che il SSN è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di un ticket, sono stati ufficialmente aumentati di recente, ma in assenza di un adeguato finanziamento diventano di fatto inattuabili. Così una grande conquista sociale corre il concreto rischio di trasformarsi in un miraggio collettivo, appunto una dolorosa beffa per chi dovrebbe usufruirne.
Una prospettiva davvero preoccupante che vogliamo condividere con i nostri concittadini per chiamarli alla mobilitazione in difesa del SSN. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, sollecita le organizzazioni della società civile a incalzare la politica su questi temi e “a non avere paura di additare pubblicamente coloro che hanno portato avanti politiche inappropriate” all’obiettivo di una copertura sanitaria davvero equa ed universale: questa esiste solo “quando tutte le persone che ne hanno necessità possono accedere a servizi sanitari di qualità senza incorrere in difficoltà economiche in conseguenza del loro utilizzo”
”Cittadinanza Attiva Imola” e “Noi Imola” vi aspettano quindi numerosi, con tutta la famiglia, al corteo e manifestazione di domenica 22 ottobre. Sarà anche un’ottima occasione per firmare la lettera indirizzata al sindaco con le richieste specifiche riguardanti l’ospedale di Imola, redatte attraverso l’esperienza dei medici che fanno parte dei nostri gruppi; saranno con noi ben 12 associazioni imolesi che hanno aderito ufficialmente all’iniziativa.
Cittadinanza Attiva Imola