I magistrati entrano a gamba tesa nell’agenda politica. L’Associazione nazionale magistrati toccherà nel suo 33esimo congresso in programma dal 20 al 22 ottobre a Siena temi come lo ius soli e il fine vita.
“Vogliamo lanciare un sasso nello stagno per ribadire al legislatore che deve fare presto nel prendere le sue scelte. Noi magistrati non vogliamo avere un ruolo di supplenza, e apriamo un dibattito non per dare orientamenti, ma per rappresentare tutte le posizioni affinché ci siano strumenti di riflessione qualificati utili sia al cittadino che alla magistratura, per assumere decisioni ponderate”, spiega all’AGI il presidente dell’Anm Eugenio Albamonte. (Falso e abuso di ufficio, indagato a Perugia il presidente dell’Anm Albamonte)
Il titolo del congresso, che si aprirà venerdì prossimo alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, è infatti “La Giustizia, i Diritti e le Nuove Sfide”. Una sessione di lavori, che riguarderà ius soli, legalizzazione delle droghe leggere, fine vita e nuove famiglie, sarà dedicata proprio alle “nuove domande di giustizia tra libertà e diritto” e avrà come moderatori il vicepresidente dell’Anm Antonio Sangermano, procuratore capo per i minorenni di Firenze, e la giudice del tribunale di Roma Silvia Albano (che qualche anno fa fu relatrice della sentenza sul caso degli embrioni scambiati all’ospedale Pertini): vi prenderanno parte, tra gli altri, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e Beppino Englaro.
“Vogliamo mettere in evidenza – afferma Albamonte – che il tema generale dell’efficienza della giustizia è strettamente connesso alla qualità delle riforme. Basta interventi spot, di carattere emergenziale, che solo apparentemente portano semplificazioni nel sistema”.
L’ingerenza dell’Anm non è piaciuta al vicepresidente FI del Senato Maurizio Gasparri. Che ha tuonato: “Albamonte, che guida l’Anm, vuole dettare le regole al posto del Parlamento, decidendo su diritti e altri temi di fondamentale importanza cosa si debba fare o non fare. È l’ennesima prova del fatto che la magistratura è uscita da tempo dai suoi binari e ha la pretesa di fare le leggi, non di applicarle quando c’è un processo, vigileremo sul congresso dell’Anm a tutela della democrazia e dei valori costituzionali di questo Paese. Questo evento si profila, con questo programma, come una pericolosa adunata che forse andrebbe vietata da un questore, così come si vietano alcune inopportune manifestazioni. Seguire le parole di Albamonte è un dovere democratico che da questo momento attueremo in maniera precisa e puntuale a tutela della Costituzione. Del resto Albamonte mi è personalmente noto per non essersi adeguatamente occupato di denunce su delicate vicende che avevo presentato presso la Procura di Roma. E da Pignatone ho appreso delle sue inadempienze. Faccia il suo mestiere, che ho motivo di criticare nel merito, invece di assumere posizioni da sovrano del Paese”. “Sulla lotta alla droga, sulla difesa del diritto alla vita, dobbiamo rispettare quello che la Costituzione ci dice. Quello di Albamonte è un discorso inquietante. Se ci fosse una magistratura seria andrebbe denunciato lui stesso davanti ai magistrati”.