Terrorismo, allarme di Minniti per il ritorno dei foreign fighters
La caduta di Raqqa, la capitale dell’autoproclamato Stato islamico, è sempre più vicina. Entra nella fase finale l’offensiva delle forze democratiche siriane (SDF), un’alleanza curdo-araba sostenuta da Washington e dominata dalle Unita di Protezione del Popolo curdo (Ypg).
Il ritorno dei foreign fighters
L’intelligence italiana alza il livello d’attenzione sui cosiddetti “returneers”, ovvero i foreign fighters che cercheranno di rientrare in patria.
Stime impossibili al momento da verificare con certezza parlano di 25-30mila stranieri andati a combattere con il Califfato in Iraq e Siria. I paesi che hanno fornito loro malgrado il maggior numero di foreign fighters sono Francia, Belgio e Germania. In Italia i foreign fighters stimati sono circa 130: il numero è nettamente inferiore rispetto a quello di altri Paesi, ma l’attenzione resta alta.
“Rotta usata dai trafficanti di esseri umani”
Tornano così in queste ore di strettissima attualità le parole del ministro dell’Interno Marco Minniti durante la sua audizione al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol e di controllo e vigilanza in materia di immigrazione. Secondo Minniti il ritorno di questi “combattenti” si materializza in “fughe individuali che potrebbero utilizzare la stessa rotta dei trafficanti di esseri umani e quindi arrivare in Libia attraverso i confini meridionali”. Se ne parlerà anche alla riunione dei ministri dell’Interno del G7 a Ischia, che sarà presieduta in settimana proprio da Minniti.
L’Italia punta a presidiare più efficacemente i confini desertici che, nelle parole del titolare del Viminale, sono la porta d’ingresso all’Europa. Il monitoraggio dei combattenti che in qualche modo hanno avuto a che fare con l’Italia e dei loro contatti è al massimo livello da parte di forze di polizia ed intelligence.