ROMA – ”Nel Mediterraneo abbiamo visto soltanto la punta dell’iceberg di un esodo che rischia di essere di proporzioni bibliche”. E’ quanto torna a ribadire il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, aprendo la conferenza di presentazione del Rapporto del World Food Programme ”At the root of exodus: food security, conflict and international migration” in corso alla Farnesina.
Nel 2015, ricorda Alfano riprendendo i dati del Rapporto, ”le persone coinvolte dal fenomeno delle migrazioni internazionali sono state 244 milioni, mentre le migrazioni forzate – rifugiati, sfollati e richiedenti asilo – hanno raggiunto il picco di 65,3 milioni di persone”. Lo studio ”conferma che l’insicurezza alimentare è un fattore decisivo delle migrazioni”.
”Il rapporto – conclude Alfano – è un richiamo alla comunità internazionale per fare molto di più affinché venga risolto il problema alla radice”. Secondo il ministro, ”sui diritti umani non si possono fare compromessi. L’Italia ha salvato centinaia di migliaia di vite umane e, così facendo, ha salvato l’onore dell’Europa, come ha riconosciuto il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker”.
”Nel salvataggio dei migranti l’Italia ha dimostrato che tra rigore e umanità, tra regole e solidarietà, tra sicurezza e diritti umani, non c’è nessun derby”, ha ribadito Alfano aggiungendo che ”non possiamo permettere che l’Ue volti la faccia, consentendo una nuova tragedia umana non più in mare ma sulla terraferma, una tragedia di rifugiati, sfollati, che non solo soffrono la fame, ma soffrono spesso indicibili violenze”.
Per questo, ”sono due i punti chiave su cui ci dobbiamo confrontare: solidarietà e responsabilità, che sono anche la base dell’approccio italiano”. Le raccomandazioni del Rapporto, commenta Alfano, ”contengono elementi della via italiana: l’accento posto in misura uguale su assistenza umanitaria e tutela diritti umani delle persone più vulnerabili”.
Secondo il titolare della Farnesina, “è ora che l’Unione Europea investa senza paura nell’Africa perché il ritorno in termini di crescita e sviluppo economico va in entrambi i sensi”. ”Riconoscendo che Europa e Africa sono su di un sentiero comune di crescita e sviluppo – aggiunge Alfano – capiremo che investendo in Africa risolveremo problemi europei.
Perché tanti nostri problemi sono sintomo di qualcosa che nasce altrove. ANSAMED