di Francesco Maria Del Vigo
Non so voi, ma io non avevo mai visto così tante immagini del Ventennio come in questi giorni sciocchi nei quali è stata approvata alla Camera la legge Fiano.
Emanuele Fiano, deputato del Pd, di professione pare che faccia l’antifascista. Che nel 2017 è un po’ come fare l’acchiappafantasmi, perché di fascisti in giro se ne vedono pochi e male assortiti. Ma soprattutto non sembrano essere in alcun modo pericolosi per la tenuta democratica del nostro Paese, tanto sono residuali. Per Fiano, e quindi anche per il governo e per il Partito Democratico, sono invece una priorità assoluta. Dato che Montecitorio, dopo la lunga pausa estiva, ha aperto i lavori proprio con questo ddl. Ddl che, diciamo la verità, non ha poi così tante speranze di essere approvato anche al Senato, così come tante altre leggi – ben più importanti di questa – che moriranno insieme a questa legislatura.
Però il risultato paradossale della legge Fiano è aver messo al centro della cronaca un fenomeno nato nel 1919, 98 anni fa. Se non conoscessimo Fiano potremmo dire che ha fatto da agit prop ai nipotini di Mussolini. A sua insaputa. Anche perché una legge che impedisce la diffusione di un’idea e dei suoi simboli combacia perfettamente con l’idea di fascismo che la sinistra ci ha raccontato fino a oggi. E pensare di fare una legge “fascista” contro il fascismo è piuttosto bizzarro. E, soprattutto, finisce per sortire l’effetto opposto: qual è il miglior modo per rendere affascinante un’idea? Ma ovviamente vietarla. Principio elementare che, tuttavia, non riesce a entrare nella testa di una sinistra rancorosa e con la bava alla bocca, sempre con la testa voltata al passato e pronta a prendere a calci la bara di qualche vinto.
Perché, da qualunque lato si guardi la questione, l’antifascismo al giorno d’oggi è una battaglia contro i cadaveri. O i fantasmi, come dicevamo prima. Emanuele Fiano avrebbe fatto bene a ricordare la recente lezione della corte federale tedesca che non ha messo al bando l’Npd, il partito di estrema destra neonazi, perché “mancano delle concrete e pesanti indicazioni che possano far sembrare possibile un seguito significativo ai loro comportamenti”. Se al posto del livore ci fosse stato un po’ di buon senso avremmo seguito l’esempio tedesco, gettando acqua e non benzina sul fuoco. Sarebbe stata una lezione di democrazia.