Una holding da fare invidia ai più sofisticati «salottoni» della finanza. Con la conseguenza, alla faccia della tanto strombazzata autonomia, di tenere sempre più legate alla casa madre centinaia di società.
Stefano Sansonetti per www.ilgiornale.it
Il fatto certo è che Legacoop, la lega delle cooperative rosse, si sta allargando oltre ogni misura. Lo strumento di questa sorta di colonizzazione è Coopfond spa, sulla carta il fondo mutualistico del settore, alimentato ogni anno dal 3% degli utili messi a segno dalle varie cooperative. Ebbene, dall’ultimissimo bilancio approvato viene fuori che Coopfond, controllata al 100% proprio dalla Legacoop, è arrivata a detenere 219 partecipazioni azionarie, tra società cooperative e vere e proprie finanziarie. Di più, perché il valore di questo bendi-dio ha superato i 250 milioni di euro, in aumento di 4 milioni rispetto all’anno precedente.
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Per il tramite di Coopfond, per esempio, Legacoop è arrivata a detenere pacchetti non indifferenti di storici colossi delle costruzioni cooperative come la Cmc di Ravenna (4,54%) e quel che resta della Ccc di Bologna (23,8%). Ci sono poi partecipazioni nel mondo della grande distribuzione, leggasi Conad Centro Nord (7,14%). Ancora, vengono fuori quote di rilievo in gruppi dell’alimentare come Unibon (11,53%). E spuntano pacchetti ancor più consistenti in società immobiliari come la Valore & Sviluppo di Ravenna (45%).
Il legame «verticale», se così si può dire, è dimostrato anche dalla collocazione dei soliti uomini all’interno della filiera. Mauro Lusetti, da anni presidente di Legacoop, è infatti anche presidente di Coopfond. Aldo Soldi, da una vita nella direzione della Lega delle coop rosse, è anche direttore generale del medesimo fondo mutualistico al quale fanno capo tutte queste partecipazioni. E hai voglia a sostenere che non c’è «direzione e coordinamento», come si dice in gergo tecnico. Legacoop sta via via finendo con il controllare tutti i pezzi pregiati del settore. Sempre attraverso Coopfond scopriamo che Legacoop è presente al 48% nel capitale di Cooperare, altro veicolo finanziario del grande mondo della cooperative rosse che ha in pancia quote importanti di Finsoe, la finanziaria che detiene il pacchetto di maggioranza del gruppo Unipol, da sempre gallina dalle uova d’oro del movimento. Non solo. Ciò che spesso sfugge ai radar è l’incredibile presenza di Coopfond (e quindi indirettamente sempre di Legacoop) nel variopinto mondo delle società finanziarie della cooperazione rossa. Parliamo in particolare delle partecipazioni nella Parco di Reggio Emilia (8,2%), nella Parfinco di Ravenna (4,75%) e nella Sofinco di Modena (8,85%). Se si va a valle, si scopre che molte delle finanziarie partecipate da Coopfond hanno a loro volta altre partecipazioni. Il tutto per una valanga di posti, tra consigli di amministrazione e collegi sindacali, giusto per non fare mancare nemmeno uno strapuntino a quelle consorterie locali che hanno tutto l’interesse a mantenere questo mondo frastagliato. Per non parlare delle riserve di Coopfond, ormai arrivate a valere 439 milioni di euro (in aumento rispetto ai 428 dell’anno precedente). Soldi che sulla carta servono ad aiutare le cooperative. Ma chissà se nel cuore della cooperazione rossa italiana sanno cosa è diventata oggi Legacoop. E quanto sia aumentato il suo perimetro.