I CUCKHOLD E GLI STUPRI IN ITALIA
di Gianmarco Landi
Quando nei giorni scorsi l’intellighenzia di sinistra dai grandi Media italiani si è affrettata a chiarire che lo stupro della turista polacca e della transessuale sulle spiagge di Rimini non era l’epigono di un’emergenza stupri, derubricando gli accaduti a piccola cronaca nera, è stato compiuto un vero e proprio atto di immoralità che deve far ritenere certi giornalisti conniventi, se non addirittura co-artefici di questo fenomeno, quasi costoro fossero preda di pulsioni libidinose di triolagnia. La triolagnia (cuckhold in inglese) è una perversione che ammorba i maschi insicuri per cui volontariamente induce loro a fare sì che la propria compagna sia protagonista di esperienze sessuali, quasi sempre un po’ sconce o violente con altre persone sessualmente mascoline, allo scopo di riceverne una gratificazione sessuale propria.
La base di partenza su cui invito a riflettere è la bella riflessione di sessuologia applicata proposta da un valente mediatore della Coop di Bologna Lai MOMO, che a ben vedere è paradigmatica della politica dell’accoglienza . Perciò esprimo tutta la mia stima al mediatore islamico attivo a Bologna per l’audacia politicamente scorretta manifestata, anche se vorrei che fosse trattato come 1400 anni fa sapientemente si faceva in Calabria e Sicilia accogliendo coloro i quali si comportavano da mussulmani, e cioè quasi sempre dei mussulmani.
Il mediatore politicamente scorretto ma onesto, è un mussulmano altamente scolarizzato selezionato al vertice nella sovrintendenza del più grosso centro di accoglienza dell’Emilia Romagna, e ha la colpa di aver detto la sua opinione: durante lo stupro fa male all’inizio ma poi il pisello entra e la donna gode come in un rapporto normale.
Ha senso gridare allo scandalo visto che in senso lato è quello che pensano a riguardo del fenomeno dell’immigrazione di massa, anche tutti gli intelligentoni radical chic? Farà male all’inizio, ma poi il Popolo si calmerà e potremo godere del seme che gli immigrati sapranno darci.
Ha senso perciò gridare allo scandalo per un’opinione del Re nudo, o ne avrebbe di più capire i fenomeni e denunciarne i pericoli onestamente ?
Secondo me non ha alcun senso mettere alla berlina questo mediatore culturale per la sua rivelazione assolutamente normale che costui ha espresso in raccordo ad un punto di vista radicato in 14 secoli di civiltà, che si accetta o si respinge esattamente come è per un’offerta sessuale. Secondo me il problema non è come si fa la mediazione culturale, ma cosa comporta la mediazione culturale se la si accetta, soprattutto se non è necessaria, visto che le spiagge di Rimini non pare siano state contese come Gerusalemme da rabini, iman o vescovi, semmai solo da bagnini in competizione tra loro per conquistare battiti di ciglia femminili assolutamente spontanei.
Ma i media italiani invece di indagare, riflettere e denunciare, dopo aver scannato il capretto espiatorio -il mediatore culturale- sospeso dal loro circo dell’accoglienza, perseverano a non fare i giornalisti e quindi ad occultare le cause della scia di stupri, con il chiaro scopo di lavare i panni sporchi del sangue dei pubi violati al putridume di una bacinella di acqua zozza. I Media, e mi riferisco in primis al Corriere della Sera e a Repubblica, continuano a corrompere l’informazione e perciò distruggere la Democrazia italiana ergendosi ad omertosi coprotagonisti di tutti questa interminabile sequela di stupri e violenze a danno delle donne.
Quando la sola città di Colonia in Germania lo scorso capodanno subì in un solo giorno, un evento simbolico dimostrativo e significativo, oltre 1000 episodi di stupri ad opera di islamici, i veri giornalisti realmente guardiani della società libera e democratica avrebbero dovuto approfondire i termini del profilarsi di un nuovo fronte di lotta sociopolitica autonomamente aperto in Occidente da leadership islamiche naturali e ineludibili: il corpo delle donne.
Le statistiche propalate ieri invece raccontano la menzogna dei Mario Rossi stupratori incalliti più degli Abdul Mohamed, cioè di 2437 stupri nei sette mesi del 2017 in Italia (11 al giorno) di cui 1534 ad opera di italiani e solo 904 ad opera di stranieri: mammamia quanta sciocca disonestà !
Lasciamo stare che gli stranieri sono meno del 10 per cento e quindi anche nella sproporzione delle cifre proposte, dato che 904 è ben lungi dall’essere meno del 10% di 1534, si ravvisa la correlazione tra accoglienza a braccia aperte ed esplosione della violenza tra le gambe delle donne malcapitate.
La malafede dei media, esercitata anche con la minaccia di definire tutti i non allineati razzisti e fascisti, irrompe sotto gli occhi di tutti noi nel non considerare come e quanto la netta predominanza degli stupri avvenuti veda protagonisti stupratori di religione islamica. Perché nessuno fornisce cifre in proposito?
Non sarebbe stato utile precisare che l’80% del totale degli islamici presenti in in italia ha già la cittadinanza italiana, e perciò non sarebbe stato onesto rivelare quanti tra quei 1534 stupri attribuiti ai Mario Rossi hanno invece riguardato i piselli paventati dal mediatore culturale di Bologna?
Il problema non è lo status di stranieri o italiani, ma quali Leggi siano rispettate, cioè quali morali pubbliche siano riconosciute. Se guardiamo alla Francia sono proprio i francesi islamici di 2° e 3° generazione a fare quelle carneficine che certamente non sono ispirate dallo Spirito delle Leggi di Montesquie o dalla morale offerta da Cristo, a cui peraltro anche lo Montesquie si ispira. Il problema sottaciuto dai Media è nelle basi socioculturali di matrice islamica da cui originano le prevaricazioni di quegli uomini che approfittano della loro forza fisica per sopraffare con finalità di appagamento carnale le donne, ritenendo ciò non immorale.
Capisco che il tempo dei geniali studiosi come il Dante Alighieri, il quale perentoriamente spedì Maometto nei più bassi gironi dell’Inferno infliggendogli una pena di contrappasso truculenta che oggi Repubblica o il Corriere definirebbero di stampo populista e razzista, è ormai un lontano passato e di questo passo, molto presto la Divina Commedia dovrà essere bandita dalle biblioteche poiché manifestamente islamofoba, molto più del crocifisso dalla cui simbologia, discendono tante cose che si oppongono ad una proficua mediazione culturale molto più dei selezionati campioni della Coop di mediazione culturale Lai Momo di Bologna. Una posizione islam friendly ortodossa e coerente, dovrebbe scagliarsi su quelle figure femminili divine come la Madonna o le Sante che non esistono nell’Islam a nessun livello e che stridono molto più delle Croci nel senso della mediazione culturale. Tutte le Madonne raffigurate in tutte le Chiese, strade o quadri di Italia, dovrebbe essere divelte prima dei crocifissi che comunque raffigurano Gesù, cioè un profeta minore sottoposto a Maometto quindi accettabile secondo qualsias visione islamica, che invece non tollera che la femminilità possa avere carattere divino. E sempre con coerenza bisognerebbe cancellare anche questa coartazione del matrimonio monogamo che mette sullo stesso piano un solo uomo ed una sola donna, una cosa del tutto inconciliabile con il diritto del pisello sortito dalla Sharia.
Il problema perciò è prima nella corruzione della stampa e poi in quello che accade, perché su questi temi è stato calato un burqa di silenzio e di minaccia alla pubblica gogna.
Per questo affermo che i giornalisti, continuando ad essere acritici conniventi con chi ci ha obbligato ad accogliere masse di islamici, sono corresponsabili degli stupri delle donne, anche se capisco le arrampicate sugli specchi per negare la correlazione tra accoglienza di immigrati islamici e stupri. Ritengo infatti che anche i giornalisti superficialmente acculturati avessero idea di cosa stessero patrocinando esaltando le politiche dell’accoglienza e dell’accettazione dell’islam dato che, ad esempio, nello stesso concepimento di una mediazione culturale vi è il riconoscimento di due posizioni collidenti, cioè di uno scontro tra due culture, cioè di uno scontro di civiltà che avrà luogo a casa nostra, e che con molta fatica si potrà attribuire ai lasciti di Benito Mussolini oppure ai post di Salvini.
Per questi motivi l’esponente della Coop rossa bolognese non si può criticare per l’esercizio di una mediazione che ha posto in essere un punto di vista islamico legittimo, se l’Islam fosse giustappunto legittimo in Occidente, così come il politicamente corretto vuole.
Ma l’islam, che si basa esclusivamente sulla sharia di Maometto e non su Voltare e quindi su Gesù o il significato della Madonna, può essere una cultura legittima in Italia? Sono un fascista se mi pongo questa domanda?
Chi sa quello di cui si parla può confermare come l’Islam abbia basato la sua forza nella storia del Mondo con innumerevoli atti di sopraffazione spontanea sulla base di una fonte morale, religiosa e giuridica in cui la donna è da conquistare con la forza, così come le terra.
Lo stupro, infatti, è un chiaro strumento di proselitismo nel senso della conquista di territori e di carne umana femminile da mettere sotto Allah . Chi può negare la psicologia sociale insita nell’elemento fisico della sottomissione (mussulmano significa giustappunto sottomesso) e della conquista di fedeli anche con lo stupro?
Leggiamo cosa dice la Legge islamica, una fonte di diritto che per ogni Mussulmano ha un posto preminente rispetto alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, e perciò anche a tutte le nostre Leggi oltre che filosofie morali.
L’ḥadīth, il racconto ufficiale sulla vita del profeta Maometto, cioè la 2° parte costitutiva della cosiddetta Sunna, la fonte della Legge islamica (Sharia) insieme al Corano, con esplicito pronunciamento del Profeta rivela il diritto di un mussulmano di sopraffare una qualsiasi donna sua prigioniera ponendo due uniche limitazioni : il ciclo mestruale o lo stato interessante, limiti che però riguardano tutti i rapporti sessuali consentiti dall’Islam, con ciò definendo implicitamente lo stupro un rapporto normale, come ben aveva chiarito il mediatore culturale a Bologna. Di seguito riporto l’hadith che illustra le basi religiose di questo decreto nell’ambito della Sharia:
‘Nel corso della Battaglia di Hanain, il Messaggero di Allah mandò un esercito ad Autas, dove si scontrò con nemici infedeli. Avendoli vinti e fatti prigionieri, i compagni del Messaggero di Allah sembravano astenersi dall’avere rapporti sessuali con le donne prigioniere perché i loro mariti erano politeisti. Poi Allah, l’Altissimo, riguardo a ciò prescrisse: “E vi sono proibite le donne sposate, tranne quelle schiave che la vostra mano destra possiede.” (Corano 4: 24).’
In conclusione abbiamo bisogno di guardare a come la donna è stata schiacciata dalla cultura islamica in 14 secoli di stupri sistematici per rintracciare il nesso tra l’essere Islamfriendly e costatare donne stuprate in ogni luogo italiano da mussulmani africani, asiatici o mediorientali? Abbiamo bisogno di ricordare come 150 milioni di donne mussulmane su 700 milioni in totale nel Mondo, siano tuttora mutilate nei genitali proprio per le implicite ragioni di non rilevanza di quello che la donna può esprimere nell’Islam e quindi nell’ambito di una rapporto sessuale in spiaggia da cui non potrebbe sottrarsi bensì calmarsi e godere? Abbiamo bisogno di ricordare le atrocità nella ex jugoslavia degli anni 90, che esplosero e si scatenarono con particolare follia giustappunto quando alcuni slavi mussulmani stuprarono in un solo villaggio 300 donne serbe, scatenando così una lotta sulla terra e sul corpo della donna che, come insegna Maometto, bisogna possedere ed arare come si fa per la terra? Dobbiamo per forza ricordare le sessanta mila donne picchiate, stuprate e talvolta ammazzate dai mussulmani dell’esercito francese in Italia durante la Liberazione, di cui anche raccontò delicatamente il maestro De Sica nel celebre film la Ciociara ?
Evidentemente per i giornalisti italiani tutte queste elementari osservazioni non contano, conta solo fustigare razzisti, populisti e fascisti, veri o presunti che siano, in un’orgia mediatica in cui la donna è sottomessa in guise barbariche che evidentemente a certi giornalisti, i cuckhold di Repubblica, Corriere della Sera o Rai, arrecano le letizie psichiche della triolagnia.