Appena eletta a Barcellona, la neo-sindaca (in Italia pare si debba dire così) Ada Colau decise di avere al suo fianco come responsabile della comunicazione la vulcanica Águeda Bañón.
Giuseppe De Lorenzo ilgiornale.it
Nata a Murcia nel 1974, l’eclettica donna finì sulle pagine di diversi quotidiani per una foto che la ritraeva in mezzo ad una strada mentre espletava i suoi bisogni corporali. Pipì on the road. Arte o cattivo gusto? Forse più la seconda opzione che la prima. E l’immagine racconta bene il brodo culturale in cui è immersa la giunta di Ada Colau, quel primo cittadino che mesi fa disse di “preferire i migranti ai turisti” e che ha dovuto fare i conti con i 15 morti della Rambla, ammazzati da terroristi marocchini.
Quando la foto della Bañón venne a galla, lei si disse “molto orgogliosa” di quanto aveva fatto durante la sua militanza (dal 2004 al 2007) nelle fila di alcuni gruppi femministi. La responsabile della comunicazione del sindaco, entrambe attiviste di Podemos, faceva parte del collettivo “Girls Who Like Porno” (Donne che amano il porno), fondato nel 2002 a Barcellona da Maria Llopis, ed è vestendo questa maglia che ha messo a segno i suoi colpi migliori. Come quando, ricorda El Mundo, si mostrò con i pantaloni abbassati di fronte alla porta di Brandeburgo (Germania), oppure quando si travestì “da uomo con un pene di plastica che le usciva dall’impermeabile”.
La vita della Bañón sembra un inno ai sessantottini nostrani. Laurata in Belle Arti a Valencia, sin da subito si dedica alla comunicazione. Prima alcuni lavori 2.0 per studi di architettura (disegnò l’immagine aziendale dello studio Torres Nadal) e poi alcuni progetti europei in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura di Murgia. Con l’arrivo a Barcellona scoppia la passione politica e per l’attività sociale. Prima si lega a Girls Who Like Porno, poi ad alcuni movimenti di protesta catalani: dal Conservas al Xnet, fino ad arrivare a Podemos. Come molti altri mebri dell’attuale ufficio della comunicazione del sindaco, anche la Bañón partecipò alla produzione di un documentario per l’Osservatorio DESC contro la corruzione del sistema giudiziario spagnolo. Una vera paladina dei deboli, con il vizio dell’esagerazione.
Vi chiedete quale fosse il manifesto culturale cui si rifaceva la Bañón? “Il sesso vende molto – si legge sul sito di Girls Who Liks Porno – ma dietro l’ipersessualizzazione intorno a noi si nasconde una grande insicurezza sessuale. Non importa quanto siamo liberali o quanto scopiamo, non è questa la soluzione. Abbiamo bisogno di un altro modo di intendere il sesso – oltre il mito, il tabù, la noia, l’etero-normalità, la genitalizzazione – non solo nelle nostre relazioni sessuali, ma anche delle nostre identità sessuali. Siamo eredi del femminismo e delle tradizionali battaglie di gay e lesbiche, ma prima che divenissero ‘soft’. Ci allineiamo con la critica queer radicale”. Ecco la Barcellona (buonista) di sinistre varie e Podemos.
Questa qui è da ricovero.