Da Soros al Ministero della Giustizia: la consigliera di Migliore lavorava per Open Society

La consigliera politica del sottosegretario si occupava fino all’anno scorso di selezionare ONG e università italiane ed europee da finanziare con 5 milioni di dollari su progetti antidiscriminazione – immigrazione.

di Laura Tecce

«Fuori dal sistema organizzato per il salvataggio in mare»: il messaggio che arriva dal Viminale a tutte le Ong che hanno scelto di non firmare il Codice di condotta è forte e chiaro. E con la missione di navi militari italiane al largo delle coste libiche per contrastare le partenza sei barconi non si potrà più solcare il Mediterraneo violando le regole e agevolando gli affari dei trafficanti. Lo stop imposto alla nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet con l’accusa di favorire l’immigrazione clandestina è diretta conseguenza della stretta del governo italiano.

Del governo italiano fa parte anche il sottosegretario al Ministero della Giustizia Gennaro Migliore, uno dei più strenui difensori dell’operato delle Ong impegnate nel recupero dei migranti. Quando, più di due mesi, fa il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro, denunciò il fenomeno di un “traffico umanitario” e di possibili collusioni, Migliore così si espresse:

«Credo che un magistrato debba parlare con gli atti. Sono molto sorpreso e mi aspetto che ci sia un ulteriore chiarimento da parte del dottor Carmelo Zuccaro… Stiamo mettendo in gioco la vita delle persone, perché queste Ong hanno avuto il grande merito di salvare migliaia di esseri umani».

Chissà se all’ex esponente di Rifondazione Comunista e Sel queste esternazioni siano state suggerite dalla sua capo segreteria nonché ghost writer Costanza Hermanin.
Si apprende dal suo curriculum vitae, consultabile sul sito giustizia.it, che fino al giorno prima di essere chiamata da Migliore al Ministero di via Arenula (il 1° Marzo 2016, con un compenso annuo lordo di quasi 80 mila euro) con il compito di sviluppare, fra gli altri, “progetti relativi all’accesso al culto musulmano, alla prevenzione della radicalizzazione in carcere; di monitorare la giurisdizione in  materia d’asilo e relative proposte di riforma; di curare le relazioni internazionali e ghost-writing, Hermanin fosse una dipendente della Fondazione Open Society dell’uomo d’affari e filantropo George Soros. Proprio Open Society, che si ispira alla «società aperta» teorizzata dal filosofo Karl Popper, di cui Soros è stato allievo (dove per aperta si intende multietnica e senza confini, dunque aperta ai migranti) e altri gruppi legati al milionario finanziano generosamente le “navi soccorso” gestite dalle Ong (Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins sans frontières, Save the children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye, Life boat).
Ecco quanto riportato nel cv di Costanza Hermanin:

1° Maggio 2009 → 28 Febbraio 2016 Senior Analyst, antidiscriminazione e migrazioni, manager del progetto Italia Consigliere del Presidente della Fondazione in materia di immigrazione e discriminazione razziale —-Coordinamento delle relazioni istituzionali di Open Society Foundations con l’Unione europea, il Governo italiano, il Consiglio d’Europa e le Nazioni Unite nei settori non-discriminazione e immigrazione Direzione progetto Italia e selezione ONG e università italiane ed europee da finanziare su progetti antidiscriminazione – immigrazione (circa 80 selezionate nel periodo 2010-2015 per un importo pari a 5 milioni di dollari), Coordinamento del team politiche interne dell’UE di Bruxelles (5 persone) e supervisione di sei consulenti, di cui tre su progetti finanziati in Italia. Nel 2014 ha organizzato una serie di consultazioni a porte chiuse con il Presidente del Consiglio europeo sull’agenda per l’immigrazione Post-Stoccolma Ideatrice dei progetti: Amato Group, CrossOver Diritti, Equality Data Initiative e European Protection Now!-Open Migration” (poi sviluppato da CILD Italia)

Datore di lavoro: Open Society Foundations – Open Society European Policy Institute Rue du Trône 130, B 1050 Brussels

La stessa Hermanin il 17 maggio scorso scriveva un articolo nel suo blog su Huffungton Post dal titolo:

Perché la questione delle ONG nel Mediterraneo sembra una fake news architettata da siti esteri.

Dunque, il consigliere politico presso il Ministero della Giustizia – come lei stessa si definisce nel sopracitato blog-, riteneva e non si sa se ritenga ancora, che i rapporti fra alcune Ong è i trafficanti siano una “fake news” cioè una bufala, una notizia falsa.
«Adesso che la Commissione difesa del Senato ha chiuso l’indagine conoscitiva sul ruolo delle ONG nel Mediterraneo… è giunto il tempo di fermarsi a riflettere su come si sia formato il vortice mediatico, politico e persino giudiziario sulle operazioni di salvataggio compiute nel Mediterraneo» scrive Hermanin. Un complotto dunque. E continua: «La news arriva in Italia tramite un altro sito di disinformazione apertamente filorusso, SitoAurora, che riprende la notizia di Gefira il 7 dicembre. L’8 dicembre la notizia è su comedonchisciotte.org
Mesi più tardi, il 6 marzo, il blogger Luca Donadel – in quello che diverrà un video virale – riprende esattamente metodologia e informazioni del sito Gefira per avvalorare la tesi della cospirazione delle ONG.
La storia più recente è nota e il vero putiferio giornalistico e televisivo che si scatena dopo l’audizione del procuratore Zuccaro.

Ciò che è inquietante, però, è che persino la stampa italiana di qualità abbia fatto riferimento ad alcune notizie diffuse dai siti summenzionati, come le presunte collusioni tra le ONG e i sostenitori di Hillary Clinton, incluso George Soros, descritte per esempio da Zero Hedge. Queste tesi sono finite persino su La Stampa che, in un articolo del 23 aprile, sollevava esattamente gli stessi dubbi del sito sedicente di analisi finanziaria rispetto ai finanziatori delle navi».
Quindi per il consigliere politico Costanza Hermanin ad essere “inquietanti” non sono i rapporti fra le Ong e i trafficanti di esseri umani che permettono a migliaia di migranti irregolari di venire letteralmente presi e trasportati sulle nostre coste. Ad essere “inquietanti” sono i procuratori che tentano di far luce e giustizia sulla questione, la stampa che ne dà conto e che osa accusare il suo ex datore di lavoro di finanziare le operazioni di salvataggio in mare.

Blog Laura Tecce – il giornale