di Vittorio Feltri
Luigi Bisignani ha scritto un mirabile articolo per dare dei bischeri ai nostri governanti, che anziché deplorare se stessi perché perdono colpi nei confronti della Francia (e non parliamo della Germania), se la prendono con Macron, più bravo di loro a fare gli interessi del proprio Paese.
Ne consiglio la lettura.
Noi poveri tapini cedemmo Parmalat ai maneggioni di Parigi, poi con Mediobanca calammo le brache, idem con le Generali e sorvoliamo sulla Banca nazionale del lavoro. Ora è in atto un tiremmolla intorno a Fincantieri, che non riesce ad acquisire le fabbriche di Saint Nazaire perché l’ uomo dell’ Eliseo le ha nazionalizzate.
Tutto ciò dimostra che i transalpini sono più bravi di noi negli affari, punto e basta.
L’ Italia da anni ormai si rivela debole e incapace di gestirsi.
Si inchina ai voleri delle potenze europee e conosce un solo modo per reagire alle loro – purtroppo legittime – soperchierie: piagnucolare.
Non siamo in grado di imporre la nostra volontà e subiamo quella altrui.
Da Monti a Letta, da Renzi a Gentiloni, nessuno dei presidenti del Consiglio succedutisi a Palazzo Chigi, manco uno eletto dal popolo, è stato abbastanza autorevole da issare la penisola allo stesso livello dei protagonisti della Ue.
Un fallimento su ogni fronte.
Macron e la Merkel giustamente chiudono le frontiere per evitare l’ invasione dei migranti.
Noi poveri deficienti, per non scontentare il Papa, accogliamo chiunque, belli e brutti, onesti e disonesti, nella speranza di non disperdere i voti cattolici in libera uscita da quando la Dc si è spappolata.
Non abbiamo voce in capitolo su alcunché, se c’ è in giro un profugo ce lo pigliamo senza lamentarci, le migliori aziende di cui possiamo vantarci sono prede degli stranieri.
Evidentemente siamo incapaci di amministrarci a livello politico, dove dominano i mediocri, i flaccidi, i servi vocazionali.
Non comprendiamo la ragione per cui non giungiamo all’ altezza di esprimere uno statista che dica di no alle prepotenze di Bruxelles, alle sue leggi manicomiali.
Gentiloni sembra un’ educanda, Renzi non sapendo se pendere a sinistra o a destra, precipita nel burrone dove per altro pare trovarsi a suo agio.
I connazionali guardano e sospirano.
Berlusconi non conta ed è un miracolo non sia scomparso.
L’ Italia, invece di giocare la partita, recita la parte del pallone e tutti la prendono a calci.
Noi non puntiamo su un uomo solo al comando, ma uno che comandi ci vuole, perdio.
Di fessi che ubbidiscono e si assoggettano alla direzione del vento europeo ce ne sono fin troppi.
In altri termini, siamo pieni di coglioni ma non abbiamo i coglioni. È un paradosso.
E il paradosso è una verità acrobatica.