L’Italia sconta una debolezza sulla scena internazionale “prevedibile” dopo l’esito del referendum, ma la reazione non può essere quella di attaccare Emmanuel Macron o l’Europa: bisogna continuare a lavorare per “arginare il populismo” e contemporaneamente “stare con la schiena diritta in Europa”. Matteo Renzi presenta il suo libro al Caffè della Versiliana e – intervistato dal direttore de La Stampa Maurizio Molinari – lega alla bocciatura della riforma costituzionale le difficoltà incontrate dall’Italia soprattutto nel rapporto con la Francia del neo presidente Macron:
“Abbiamo sempre detto che dopo il referendum l’Italia avrebbe avuto meno forza politica internazionale. È così. Ciò che sta facendo Macron era previsto e prevedibile: sta facendo l’interesse del suo Paese, io non ho nulla contro di lui. Da me una parola contro Macron non l’avrete mai”.
Per il segretario Dem “Macron fa una battaglia su Fincantieri: bene, le regole europee lo consentono, consentiranno anche a noi di avere la possibilità di fare battaglie su altre partite”, ha aggiunto Renzi. Per poi precisare: “Non richiederemo indietro la Gioconda ai francesi come faceva dire Fiorello in uno sketch a Ignazio La Russa”, ovvero “nessuno immagina di nazionalizzare la Telecom come controreazione alla vicenda Fincantieri. Ben diverso, semmai, è discutere sulla rete che è un asset fondamentale per il nostro paese”. Ma l’importante “è stare in Europa con la schiena diritta”. E in vista dell’incontro tra Gentiloni e Macron, “nessun consiglio a Gentiloni, sa benissimo cosa deve fare”.
Quanto a quello che vuole fare lui, è insistere con la vocazione maggioritaria del Pd, unico “argine al populismo” e “unica, vera, reale occasione di vittoria del centrosinistra a livello continentale”. Dunque “auguri a chi se ne è andato” e ai “tanti che fanno polemica nel centrosinistra. E a quelli che dalla mattina alla sera si lamentano dentro il Pd, vorrei ricordare che fuori dal Pd non c’è la rivoluzione socialista: c’è il centrodestra che Berlusconi deve decidere se sarà una destra europea o populista tipo Lega o c’è Grillo”.
E dunque “va bene discutere ma abbiamo fatto le primarie 4 mesi fa. Basta parlare di correnti e correntine. Abbiamo rovinato un ponte agli italiani votando il 30 aprile con le primarie. Poi se uno se ne va, che gli devi dire? Ciao. Ora il Partito democratico guardi ai problemi concreti”. Ragionamento che vale anche per le ipotetiche future coalizioni: “Le discussioni sul centrosinistra, non hanno senso. Appassionano i giornali, ma nessuno è interessato a capire quale sarà la coalizione. Parliamo di come abbassare le tasse e di come creare lavoro, il resto verrà dopo”. (askanews)