Il governo fa un passo indietro sul codice di comportamento delle Ong. Mano morbide. Come scrive il Giornale, se in un primo momento, dopo l’approvazione da parte della Commissione europea, il messaggio che arrivava dal ministro Marco Minniti era di totale intransigenza («chi non firmerà il codice non potrà entrare nei porti italiani»), ora il Viminale cede il passo a possibili aperture.
Nel corso dell’incontro di ieri tra il prefetto, i rappresentanti dei vari ministeri e della cooperazione internazionale è stato stabilito che le Ong potranno presentare emendamenti di cui si discuterà venerdì nel corso di una seconda riunione. Voci di corridoio parlano, in particolare, di possibili modifiche al punto relativo alla presenza, a bordo delle navi, di agenti di polizia giudiziaria.Alcune organizzazioni, infatti, hanno spiegato che, da statuto, non possono consentire che ciò avvenga.
Da un primo bilancio pare che anche le Ong estere, tra le quali Moas, Sos Mediterranée e altre, potrebbero decidere di attenersi alle regole dettate dal Viminale, a patto che il governo prenda in considerazione le modifiche da loro suggerite. Pare, infatti, che quasi tutti siano disposti a collaborare decidendo di non entrare più in acque territoriali libiche, in modo di consentire alla guardia costiera di quel Paese di fare il suo lavoro.
I punti più critici su piatto restano, comunque, le eventuali sanzioni, visto che è stato fatto presente che il rifiuto di far sbarcare migranti soccorsi in mare nei porti potrebbe costituire una grave violazione del diritto internazionale. Minniti d’altronde ha chiarito che «un Paese serio prende tutte le misure per coniugare salvezza delle vite ed esigenze di sicurezza».